Foligno, la scienziata Catia Bastioli è cittadina onoraria: “Serve rigenerazione culturale, dall’Umbria mi aspetto molto”

FOLIGNO – La scienziata Catia Bastioli, specializzata nel settore delle bioplastiche e amministratore delegato di Novamont, è cittadina onoraria di Foligno. L’importante onorificenza è stata consegnata oggi pomeriggio, nel corso di una cerimonia nella sala consiliare del Comune, al quale sono intervenute numerose autorità, tra cui il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo.

“La nostra città – ha detto il sindaco di Foligno, Nando Mismetti – ha voluto annoverare Catia Bastioli tra le personalità che, con la loro opera e il loro impegno culturale, scientifico e sociale, contribuiscono a promuovere lo sviluppo della comunità e la conoscenza di Foligno nel mondo. Il Consiglio comunale ha deliberato tale onorificenza all’unanimità, come riconoscimento pubblico per i suoi meriti e come segno di gratitudine e apprezzamento per il suo operato. La sua figura è legata a temi come l’innovazione, la ricerca, la formazione, la cultura, la vicinanza al territorio: tutti elementi essenziali, in questo periodo di grandi cambiamenti, per affrontare e vincere la sfide del presente e del futuro. Si è pensato a lei come esempio positivo per i giovani, ma anche come stimolo per il tessuto economico e sociale del nostro territorio”.
Mismetti, ricordando la brillante carriere della scienziata, ha anche evidenziato che “Catia Bastioli ha sviluppato nel tempo, e sperimentato sul campo, un nuovo modello di sviluppo che si basa sul rilancio dei territori a partire dai siti chimici deindustrializzati, utilizzando la biodiversità locale e gli scarti per generare materie prime a basso costo, sfruttando la ricerca e l’innovazione”.
Il sindaco ha sottolineato che “il Consiglio Comunale ha assegnato l’onorificenza “a riconoscimento degli alti meriti conseguiti nel campo della ricerca e dell’innovazione scientifica e per la sua incisiva azione svolta nella promozione della sostenibilità ambientale al livello internazionale” e che “non si tratta soltanto un atto di gratitudine e stima, ma evidenzia anche la condivisione di un nuovo modello di sviluppo economico e culturale che riparta dal territorio e dai temi legati alla sostenibilità ambientale”.

Il sindaco di Terni – città in cui Catia Bastioli ha sperimentato il primo modello Novamont di bioraffineria integrata, riqualificando un sito industriale in grave fase di deindustrializzazione (l’area ex Polymer), riconvertendo competenze e impianti per creare nuovo valore e nuova occupazione sul territorio – ha espresso “soddisfazione per l’importante onorificenza” e affermato che “Terni condivide con Foligno questo riconoscimento a una figura che è motivo di orgoglio per tutta l’Umbria”.FullSizeRender (13)

“Non sono molto amante dei premi – ha detto Catia Bastioli – ma ho accettato con gioia questo riconoscimento perché esprime la condivisione del progetto in cui credo e sono emozionata nell’apprendere che ci sia stata unanimità. Siamo in un periodo difficile per il pianeta e serve una rigenerazione culturale forte per migliorare le cose e, in questo, mi aspetto un contributo importante da Foligno e dall’Umbria. Le tecnologie hanno creato tempeste globali che hanno stravolto la vita delle persone, dobbiamo correre ai ripari. Dobbiamo imparare a vivere nei limiti delle risorse del pianeta, superando i nostri limiti, ripensando la nostra vita e i modelli di sviluppo economico.

L’agricoltura – ha detto ancora Bastioli, che è il primo inventore di circa 80 famiglie di brevetto nel settore dei polimeri naturali e sintetici e dei processi di trasformazione di materie prime rinnovabili – può avere un ruolo centrale, così come i rifiuti organici che sono il mio pallino: in discarica sono un pericolo e un esempio massimo di spreco, mentre se lavorati in un certo modo potrebbero essere utilizzati per ricreare fertilità dei suoli. Fare delle bioraffinerie integrate nei territori significa avere 60 posti di lavoro per ogni mille tonnellate di prodotto. Bisogna puntare al rilancio dei territori a partire dai siti chimici deindustrializzati, utilizzando la biodiversità locale e gli scarti per generare materie prime a basso costo, sfruttando la ricerca e l’innovazione”.
L’amministratore delegato di Novamont ha detto anche che “l’Italia è tra i paesi più all’avanguardia nel settore della bioeconomia” e che “un cambiamento è possibile se fatto in modo condiviso e consapevole, per questo è importante la formazione e nuovi piani di sviluppo territoriale: mettendo a sistema i fondi che ci sono e sviluppando progetti integrati possiamo fare una parte importante in Europa. Il mio obiettivo è fare dell’Italia il driver della bioeconomia”.

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