Gualdo Tadino, Ugo Levita è l’artista del Palio 2017 dei Giochi de le Porte

GUALDO TADINO – A celebrare i 40 anni de I Giochi de le Porte è il San Michele Arcangelo del Maestro Ugo Levita, l’artista umbro di adozione, autore del Palio 2017 che le quattro porte si contenderanno domenica 24 Settembre nell’arengo maggiore della città di Gualdo Tadino.

‘Oh arbusto che laceri le carni, se morte sia, sia dolce! Ch’io non feci mai male ad alcuno, nemmeno a Lucifero, se non per proteggere la gente mia’, queste le parole di San Michele Arcangelo che Catia Monacelli, direttrice del Polo Mussale di Gualdo Tadino, immagina dica il santo e con le stesse dà voce all’opera che è stata scelta come palio di questa edizione speciale dei Giochi de le Porte.

“Impavido e deciso Michele Arcangelo protegge la città fronteggiando il male. L’armatura sfavillante copre il suo possente busto, un’aureola di Dedalo incornicia il bel volto, mentre le ali lo liberano e lo trasportano al centro della scena. Il corpo flesso, tutto teso nell’azione, le mani chiuse impugnano con forza il lungo fusto di giunco fiorito che tramortirà il Demonio dalle sembianze di  Drago. Tutt’intorno variopinti pennuti volgono lo sguardo incantato verso noi. Gli ultimi gemiti della Bestia ferita a morte riecheggiano nella Valle. Sullo sfondo ferma, possente, s’erge la Rocca Flea alle pendici del Colle Sant’Angelo”, sempre Catia Monacelli così descrive il che celebra questo drappo e il suo autore con parole forti e dense d’emozione.

Il Palio di dimensioni 120×80 è un olio e acrilico su tela di lino.

Ugo Levita, classe 1958, napoletano di nascita ed umbro di adozione, ama definirsi “ Manovale della Pittura, che lavora nel Campo dell’Immaginario” e fin da subito si interessa all’arte fantastica e alla figurazione, rimasto affascinato dalle opere e dai testi surrealisti.

Verso la fine degli anni novanta lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, lo presenta al critico mantovano Renzo Margonari, studioso delle tematiche legate alla ricerca surrealista e docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Verona, il quale sarà curatore della sua prima mostra personale nel 1998, nel Castello di Acerra.

Attualmente Levita collabora con Libellule LTD. Magic Realism, che ha sede ad Hong Kong, San Francisco e Parigi, la quale raccoglie artisti mondiali di ispirazione surrealista, con il Centre for Art of International Imaginary Realism in Danimarca. E’ stato inserito da Alfried Kostrewa, critico d’arte di Hannover in Germania, nell’Euro-Bilder-Projekt, come rappresentante dell’Italia tra i paesi che hanno aderito alla moneta unica.

In Umbria parteciperà, invitato dal critico d’arte perugino Antonio Carlo Ponti, all’edizione conclusiva di Terra di Maestri, il processo di storicizzazione dell’arte umbra del novecento, all’Umbria del Cuore del Festival di Corciano, Mevania in Chartis a Bevagna, al Festival Segni Barocchi a Foligno, al TodiFestival di Todi.

Nel 2011 espone cinque opere alla 54a Biennale di Venezia, nel Padiglione Italia della sezione umbra del Museo d’Arte Contemporanea di Spoleto.

Risiede ad oggi a Canonica nei pressi di Todi, dove ha realizzato il suo studio e uno spazio espositivo permanente.

“Una pittura di fantasie e di sogni, di incubi e di miti, di simboli e di miracoli, il tutto in un intrico di piani e di flash back, di commistioni e di intarsi. Un mondo il suo pieno di misteri e di narrazioni circolari, dove lo spazio e il tempo si trovano in somma sintonia, dentro la storia audace e

onirica dell’utopia, in un universo di figure trasfigurate e di corpi o volti che non sai se più umani o

angelici. Una pittura di sterminata felicità, nonostante la realtà”, così parla il critico d’arte perugino Antonio Carlo Ponti.

Imaginifica. Così, dovendo usare un solo termine, definirei l’arte di Ugo Levita, campano di nascita diventato umbro de facto, che da tempo ormai non più prossimo ho avuto varie occasioni di seguire e apprezzare. Imaginifica nel senso storico più pertinente, quello che d’Annunzio attribuisce all’autobiografico Stelio Effrena de Il fuoco, facendo Levita dell’immaginazione e della sua traduzione in termini visuali, per imagines, quindi, il fulcro del suo modo di esprimersi”, dice Vittorio Sgarbi nella scheda critica di Levita, che intitola “l’inconscio come figurazione infinita”.

Sempre Sgarbi descrive così l’arte di Levita :“[…]tutto, nei dipinti di Levita, sarebbe inquadrabile nei binari dei nostri schemi mentali più regolari, se venisse considerato singolarmente, fuori dal contesto di collocazione; è il loro assemblaggio in un unicum visivamente compatto, ma dissociato concettualmente, almeno così ci sembra inizialmente, a determinare disorientamento, a istillare impressioni di precarietà, ma non nelle immagini, che anzi, per maestria formale e sapienza compositiva finiscono per incuterci spontaneo rispetto, perfino soggezione, è in noi, nelle nostre auree convinzioni, fino a un momento prima granitiche, ora diventate improvvisamente d’argilla, che si incrina qualcosa, denudandoci nella nostra imprevista debolezza.

Forse lo scopo maggiore delle opere di Levita, filosofico, prima ancora che artistico, è insinuare in noi un dubbio supremo, terrificante nell’ineludibilità della sua sostanza”.

Sono intervenuti alla presentazione del Palio il Sindaco Massimiliano Presciutti, che ha fin da subito posto l’accento sull’importanza della manifestazione de i  Giochi e rivolgendosi a all’artista Levita, ha ribadito come questa edizione che celebra i 40 anni della festa non sarà mai dimenticata. Al sindaco si sono unite le parole di un Presidente dell’Ente Giochi Paolo Campioni visibilmente commosso nell’informare i portaioli che nonostante le difficoltà del momento e le responsabilità che ad oggi Ente e Comune devono accollarsi per far si che la festa possa essere fatta, “insieme” si sono fatte tantissime cose, si sono raggiunti traguardi inimmaginabili all’inizio del mandato.

“Non saremo mai soli, ed io – dice Campioni – non mi sono mai sentito solo, grazie ai Priori, ai Comitati di Porta, al Sindaco, a tutti, proprio tutti per aver dimostrato attaccamento alla festa e a Gualdo. Grazie” Anche il gonfaloniere Roberto Cambiotti si è congratulato con Ugo Levita ed ha ringraziato l’Ente e il Comune che ha detto essere diventati una grande famiglia, dove si cresce nel confronto e ci si spalleggia di fronte alle difficoltà.

“Mi sono ispirato al San Michele arcangelo pensandolo nella sua forma antropomorfa ed ho creato l’opera” , aggiunge infine un emozionato Ugo Levita. Le Chiarine hanno accompagnato la scoperta da parte dei presenti del Palio 2017, fino all’ultimo nascosto sotto un telo bianco poi solo applausi. Da questa sera fino al Pomeriggio di Domenica 24, giorno della sfida, il Palio sarà custodito nella Cappella di San Michele Arcangelo all’interno della Cattedrale di San Benedetto, dove è stato portato dai balestrieri in un mini corteo in costume d’epoca.

 

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