Gubbio, i funerali di Bottaccioli. Ceccobelli: “Quella volta in cui mi disse: ora devi portare il Cero, io ti farò da braccere”

GUBBIO – La comunità eugubina si è ritrovata in cattedrale per l’ultimo saluto a monsignor Pietro Bottaccioli. Tanti anche i rappresentanti istituzionali che non sono voluti mancare. Presenti infatti l’assessore regionale Fernanda Cecchini, il consigliere regionale Andrea Smacchi e molti altri primi cittadini dell’Alta Umbria.

Ordinato prete l’1 ottobre 1950, Pietro Bottaccioli è stato stretto collaboratore del vescovo Beniamino Ubaldi e lo ha accompagnato con la sua Fiat 500 alle sessioni del Concilio Vaticano II, traendone un’esperienza fondamentale. Ѐ stato padre spirituale in seminario, parroco in questa parrocchia di San Domenico, poi in quella del Cristo Risorto di Umbertide dove ha edificato la nuova chiesa e fondato la radio parrocchiale ancora in funzione, ha svolto le mansioni di rettore del Seminario regionale di Assisi e infine è stato nominato vescovo di questa diocesi. Ha costantemente collaborato con il settimanale “La Voce”, che ha sempre sostenuto considerandolo strumento importante per le diocesi umbre e ha ottenuto la tessera di giornalista pubblicista. Ha lavorato con scrupolo e competenza presso il Tribunale Ecclesiastico Umbro come difensore del vincolo.

“Pietro, uomo di fine intelligenza e di grande cultura – ha detto il vescovo Mario Ceccobelli – ha predicato e tenuto conferenze non solo nella sua diocesi ma anche in varie località dell’Umbria e dell’Italia. Ha insegnato religione nelle scuole pubbliche e ancora molti eugubini ricordano con ammirazione e gratitudine i suoi insegnamenti. Si è impegnato con passione nelle attività con i giovani, nei campi scuola, in gite e vacanze sui monti del nostro Appennino. I molti carismi di cui lo Spirito lo aveva fornito sono stati valorizzati e trasformati in servizi per le comunità a lui affidate e per la Chiesa italiana. Ha sostenuto iniziative validissime, utili non solo sul piano religioso, ma anche su quello civile, dimostrando la sua sollecitudine e fattiva collaborazione per il bene comune.Ѐ giunta infine l’età della pensione. Il 23 dicembre 2004, alle ore 12, negli episcopi di Perugia e di Gubbio fu letta la mia nomina a vescovo di Gubbio e nel mio primo messaggio alla Chiesa di Gubbio, inviato pochi minuti prima via fax al vescovo Pietro, oltre a manifestare la sorpresa per la nomina e il timore per il compito che mi veniva assegnato, esprimevo la mia fiducia nell’aiuto del Signore, dei Santi di questa diocesi, in particolare di sant’Ubaldo, poi aggiungevo:  “Sono certo che mi aiuterà il carissimo vescovo Pietro, che ho già pregato di accogliermi in episcopio per vivere insieme. Debbo imparare da lui e anche da voi a fare il vescovo, a conoscere la vostra antica e venerata Chiesa, le vostre tradizioni …”. Il vescovo Pietro aveva già iniziato il trasloco, perché intendeva trasferirsi in seminario e lasciarmi tutta la casa, e quando gli proposi di rimanervi con me provò una grande gioia. Ricordo anche le parole che usò al momento di consegnarmi il Pastorale, il segno non certo del comando come veniva inteso prima del Concilio Ecumenico Vaticano II, ma il segno del servizio:  “Ora sei tu il vescovo di Gubbio, e usando il vocabolario ceraiolo aggiunse “sei tu che devi portare il cero, io ti farò da braccere”. Questa mia decisione di vivere insieme ha avuto consensi unanimi da parte dei fedeli, qualche critica invece l’ho ricevuta da qualche presbitero che temeva influenze e interferenze, ma posso affermare in coscienza che questo non è mai avvenuto.  In questi 12 anni di vita comune Pietro è rimasto sempre fedele al ruolo di braccere e non è mai intervenuto per darmi indicazioni. Solo se richiesto, e a fatica, esprimeva il suo pensiero, perché aveva un sacro rispetto della libertà del vescovo”.

Ceccobelli ha ricordato quando invitò Bottaccioli a scrivere un libro sulla storia della chiesa eugubina, un’opera “che l’ha impegnato per circa cinque anni. Ha lavorato notte e giorno, si è documentato servendosi di numerose fonti, ha svolto approfondite ricerche nell’archivio diocesano leggendo tutte le relazioni delle visite pastorali dei vescovi degli ultimi tre secoli. Ci ha lasciato un’opera importante che inserisce la storia della nostra diocesi nella storia più ampia dell’Italia e dell’Europa.  NNella sua ultima settimana, quasi a coronamento della sua intensa vita, ha avuto la gioia di due incontri. Mercoledì 18 gennaio la superiora generale delle Missionarie della Scuola, la prof.ssa Carmela Di Agresti e la prof.ssa Di Marco lo hanno salutato e gli hanno annunciato la prossima apertura, nella nostra città, delle attività dell’università Lumsa, da loro fondata a Roma. Un progetto che nel corso degli anni ha incontrato molti ostacoli, ma che ora a breve inizierà con i corsi di alta formazione per laureati delle università europee. Di questa notizia Pietro ha gioito profondamente; è stata per lui una grande consolazione”. Poi la notizia di due importanti incontri nell’ultimo periodo: le Monache di Betlemme, la comunità monastica che lui ha accolto nella nostra diocesi e che ha accompagnato fin dai primi anni della loro vita. Posso affermare che queste due visite sono state l’ultima carezza per il bene seminato. Ora Pietro, accolto da sant’Ubaldo, ha raggiunto la Patria”.

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