Il punto nascite di Foligno attrae anche Toscana, Marche e Lazio. Nel 2015 boom di parti e interventi, ma serve più personale
FOLIGNO – Non solo da tutta l’Umbria ma anche dalle Marche, dall’alta Toscana e dal basso Lazio. Sono sempre più le donne che scelgono l’ospedale di Foligno per dare alla luce i propri figli o per delicati interventi chirurgici di natura ginecologica. Nel 2015 si è registrato un notevole aumento di parti (1.217, con soltanto il 27% di tagli cesarei, meno della media nazionale) e operazioni, rispetto agli anni precedenti. Un trend positivo che va avanti dal 2006, da quando alla guida della struttura complessa di Ostetricia e ginecologia c’è il dottor Pier Luca Narducci (nella foto), che ha reso il reparto un’eccellenza del sistema sanitario umbro e un punto di riferimento importante per pazienti provenienti da tutto il centro Italia.
A parlare sono i numeri: negli ultimi dieci anni, c’è stato un vero e proprio boom di parti, tanto che Foligno è il secondo punto nascite dell’Umbria dopo Perugia, l’unico insieme all’ospedale del capoluogo ad avere parti superiori a mille unità, la cifra indicata dalla Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia per definire “appropriato” un punto nascita; la quantità di interventi chirurgici eseguiti, di cui l’80% con tecniche chirurgiche mininvasive laparoscopiche, è in continua crescita con oltre 2mila casi l’anno (molta la chirurgia oncologica), di cui circa il 25% su pazienti da fuori regione e circa il 40% da altre Usl umbre, con liste d’attesa contenute; la struttura, certificata Iso 9001 e accreditata istituzionalmente, punta molto anche su prevenzione e diagnosi delle patologie tumorali e garantisce servizi importanti come la guardia ostetrica, pediatrica e anestesiologica attiva giorno e notte, il parto in acqua, il parto indolore gratuito 24 su 24 (praticato nel 20% dei casi), apparecchi elettromedicali di ultima generazione; sono inoltre attive importanti sinergie come il servizio di diagnostica prenatale di secondo livello, in rete con l’ospedale Bambin Gesù di Roma e la clinica Mangiagalli di Milano. La vera forza del reparto – che vanta il riconoscimento “3 Bollini Rosa’, da parte dell’Osservatorio nazionale della donna per l’attenzione verso le donne ricoverate – è il personale altamente qualificato: dieci medici ginecologi, una ventina ostetriche, una decina di infermieri.
“La nostra struttura – afferma il dottor Narducci – attrae pazienti da tutto il centro Italia perché garantisce organizzazione e appropriatezza assistenziale, coniugando umanità e professionalità. Mantenere questi livelli è però sempre più difficile, visto che il personale è costretto a clonarsi per riuscire a sostenere la mole di lavoro del reparto. Per questo lancio un appello alla Regione Umbria: abbiamo assoluto bisogno di ginecologi e ostetriche. Una criticità non da poco, che andrebbe risolta attraverso una più illuminata e coraggiosa distribuzione delle risorse che consenta alle persone di curarsi in luoghi giusti, dove ci siano appropriatezza clinica e organizzativa, dove il personale sanitario possa esercitare la propria professione in sicurezza e appropriatezza e dove possa essere valutato in un’ottica meritocratica. Capiamo le difficoltà di chi ci governa – continua il primario – che è costretto a fare i conti con un contesto generale di grave crisi economica, con riduzioni e tagli anche al sistema sanitario, ma la salute delle persone è prioritaria. Su questa strada mi sembra che il nuovo assessorato alla Sanità abbia fatto i primi passi. Solo proseguendo in tale direzione, valutando le strutture in termini di appropriatezza e le professionalità in ottica meritocratica, si potrà accrescere l’efficienza gestionale e assicurare un welfare vero, con al centro i bisogni e la salute delle persone”.