Il Tar giudica inammissibile il ricorso per Posterna

SPOLETO – A seguito della sentenza emessa dal Tar, il cosiddetto ecomostro di Posterna, dovrà essere demolito. «Decorsi inutilmente 60 giorni – scrive il 9 novembre il sostituto Francesco Papparlardo – si procederà d’ufficio alla demolizione e al ripristino con attribuzione delle spese a carico dei condannati». La demolizione dei palazzi della Posterna provocherebbe non pochi problemi dal momento che la maggior parte dei 32 appartamenti che verrebbero abbattuti nel frattempo sono stati venduti a terzi o sono abitati. La procura generale di Firenze ha notificato ai sei imputati (Rodolfo Valentini, Francesco Demegni, Alberto Zanmatti, Giuliano Macchia, Giuliano Maria Mastroforti e Paolo Gentili, di cui i primi quattro costruttori e tecnici e gli ultimi due dipendenti del municipio ormai in pensione), condannati in via definitiva per abuso edilizio dentro le mura del centro storico, l’ingiunzione con cui viene disposto l’abbattimento dei volumi. I sei sono seguiti dai legali Manlio Morcella, Massimo Marcucci e Nerio Zuccaccia, che stanno analizzando le contromosse da attuare. Rimane aperta la possibilità di opporsi all’ordinanza di demolizione di fronte alla Corte d’appello toscana. Il Comune di Spoleto rimane cauto e cerca di non sbilanciarsi dato che la questione è piuttosto complessa anche perché nella stessa area il Comune ha realizzato (con fondi ministeriali, europei e regionali) il più grande parcheggio di struttura della città (452 posti), inserito nella mobilità alternativa, e l’eventuale demolizione dei palazzi provocherebbe conseguenze consistenti anche per il tunnel in cui sono presenti i tapis roulant e per gli ascensori. Oltre a ciò, i due palazzi sarebbero al centro del ricorso al Tar presentato della società costruttrice Madonna Delle Grazie, del geometra Rodolfo Valentini, che ha impugnato il silenzio del Comune seguito a una proposta di sanatoria depositata dopo la sentenza definitiva e su cui i giudici si sono riservati la pronuncia. E come se ciò non bastasse sugli edifici si dovrà aprire un procedimento civile di fronte al tribunale di Spoleto, nel quale la società costruttrice chiede al municipio, alla provincia di Perugia e alla Regine Umbria un risarcimento in caso di demolizione di 27 milioni di euro. Ancora tutto rimane in sospeso, e nell’attesa di conoscere meglio le vicende, si prospetta anche l’ipotesi che il Comune di Spoleto acquisisca l’immobile a patrimonio pubblico. Una mossa che potrebbe avere conseguenze politiche non poco rilevanti. Nel frattempo, prima di vedere quali saranno gli sviluppi della contorta questione e di aspettare quindi le decisioni dei giudici, la città si divide tra chi vorrebbe la demolizione e chi invece si oppone.

 

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