Jp Industries, il viceministro Bellanova: “Subito verifiche urgenti”. Territorio in allarme: “Rischio deserto”

NOCERA UMBRA – “Ex Merloni inaccettabili procedure di mobilità per 400 lavoratori. Da subito a lavoro per verifica urgente”. Interviene anche il governo, con il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, sulla vicenda della Jp Industries. Una esternazione che dimostra la massima attenzione del governo sulla vicenda, ormai un vero e proprio terremoto, politico ed economico.  Un secondo terremoto per la fascia appenninica. Così si configura l’annuncio della mobilità per 400 lavoratori tra Umbria e Marche sui quasi 700 riassunti. Un terremoto con qualche avvisaglia a cui non si voleva credere ma che adesso è ben presente, in tutta la sua tragicità. Altri licenziamenti, per un territorio martoriato e che solo per qualche ora ha gioito per l’apertura del “quadrilatero”, è una doccia gelata. Tanto più se si considerano i tanti sforzi compiuti dalle Regioni in favore di questa nuova realtà.

Una parte rilevante delle risorse dell’accordo di programma, circa 9 milioni, sono destinati per il comparto ex Merloni. Umbria e Marche poi hanno accantonato 2,6 milioni per cofinanziare un grande progetto di ricerca e sviluppo della Jp che, qualora andasse in porto, otterrebbe 10-15 milioni di contributo pubblico. Tutte risorse, però, a cui Jp, finché non si risolve lo strascico di contenzioso con le banche, non può accedere. Le Regioni si sono peraltro attivate presso il ministero per spingere verso la risoluzione dei problemi che, negli ultimi tempi, non sembrava lontanissima. Per questo non ci si attendeva una iniziativa come quella della messa in mobilità.

Ed ecco quindi le reazioni di sgomento e preoccupazione. “Siamo davvero stupiti dalla decisione del titolare della J.P. Industries, Giovanni Porcarelli, di avviare le procedure per la messa in mobilità di 400 lavoratori della ex Antonio Merloni. Negli incontri che si sono susseguiti negli ultimi tempi questa eventualità non era emersa minimamente. Non vorremmo che, visto il caldo di questi giorni, qualche colpo di sole possa aver giocato un brutto scherzo”. Ad affermarlo in una nota congiunta sono i segretari di Fim, Fiom e Uilm di Perugia e dell’Umbria, Adolfo Pierotti, Simone Pampanelli e Daniele Brizi. “Con l’imprenditore però – proseguono i tre segretari – c’è un punto comune, ovvero la volontà, esplicitata in tutti gli incontri istituzionali, di creare occupazione stabile per i 700 lavoratori di Jp. Una volontà che tuttavia – proseguono Pierotti, Pampanelli e Brizi – continua a scontrarsi con una burocrazia che in questo paese si conferma di ostacolo allo sviluppo e alla creazione di lavoro”. Fim, Fiom e Uilm si preparano ora all’incontro con l’azienda previsto dalla procedura in caso di attivazione della mobilità: “Il nostro obiettivo è solo uno – insistono i tre segretari – quello di evitare che la fascia appenninica si trasformi in un deserto ancor più desolato di quanto non sia già ora. Sappiamo che nei prossimi giorni è previsto un confronto ai massimi livelli tra azienda, governo e altri parti interessate, un incontro decisivo per il futuro della ex Merloni, che come sindacato abbiamo sollecitato per primi. Ebbene – concludono Pierotti, Pampanelli e Brizi – ci aspettiamo che quando incontreremo l’azienda ci siano novità sostanziali, a partire dalla salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Altrimenti le nostre organizzazioni sindacali metteranno in campo tutte le azioni necessarie alla tutela dei lavoratori e per costringere il governo a rispettare gli impegni presi verso questo territorio”.

Arriva una nota congiunta anche dai sindaci di Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Sassoferrato e Fabriano. “Inattesa come un temporale improvviso è arrivata nella serata di venerdì 29 luglio la notizia che Jp Industries di Giovanni Porcarelli, l’azienda che ha acquisito la ex Antonio Merloni,  ha avviato la procedura di mobilità per 400 lavoratori su un totale di 684 dipendenti. Si tratta nei fatti di un licenziamento collettivo di quasi il 60% della forza lavoro. In media dall’anno dell’acquisizione ad oggi – scrivono –  ci sono sempre stati 480 lavoratori in Cigs e il piano industriale di fatto non è mai decollato. Soprattutto, secondo J.P., per le conseguenze del contenzioso nato dal ricorso delle banche creditrici contro l’acquisizione dell’ex Merloni. A detta di J.P. si è determinata una situazione negativa ”definitiva e strutturale”, che impone scelte di ”efficientamento produttivo” e una ”riduzione del personale’‘. L’avvio della procedura di mobilità è stato comunicato ai ministeri del Lavoro, dello Sviluppo economico e alle parti sociali. I 400 addetti verranno messi in mobilità entro 120 giorni dalla conclusione della procedura, o entro un termine diverso se dovesse essere raggiunto un accordo sindacale”.

Sulla vicenda, che rischia di compromettere definitivamente la tenuta economia e sociale del territorio diella fascia appenninica tra Umbria e Marche i Sindaci Presciutti, Bontempi e Sagramola hanno così stigmatizzato  “La volontà espressa della J.P. Industries di mettere in mobilità 400 lavoratori su 684 complessivi  è una decisione irricevibile, provocatoria e fuori da ogni regola – sottolineano i Sindaci –  che non può essere tollerata.  Non si gioca sulla pelle e la dignità delle persone che da anni vivono una condizione di difficoltà. Il nostro territorio rischia ancora una volta di essere fortemente penalizzato e intere famiglie che intravedevano uno spiraglio di luce, ora si ritrovano a vivere paure ed ansie che sembravano poter essere superate. Auspichiamo dunque una mobilitazione generale ed un impegno istituzionale forte e concreto per cercare di risolvere questa delicata questione. Da parte nostra  con tutte le nostre  forze siamo già in prima linea per fare chiarezza sulla vicenda, Giovanni Porcarelli non può permettersi tutto ciò, il suo atteggiamento è offensivo e privo di senso, dopo anni di trattative e di promesse mai mantenute, non possono e non devono essere sempre i lavoratori ed il territorio a pagare il prezzo più alto, chiediamo pertanto da subito di poter incontrare l’azienda e contestualmente chiediamo al MISE di riconvocare con urgenza le parti al Ministero per scongiurare quella che potrebbe diventare una vera e propria catastrofe”.

Netto anche l’assessore regionale Fabio Paparelli. “Ci siamo attivati subito per capire quanto sta avvenendo e cosa è cambiato in questa complessa vicenda che riguarda la ex-Merloni”. “Vogliamo comprendere – sottolinea il vicepresidente – quali siano le vere motivazioni e cosa è improvvisamente cambiato per giungere all’avvio delle procedure di licenziamento , così come denunciato dalle organizzazioni sindacali del territorio.  Ci attiveremo certamente, insieme alla Regione Marche, sia nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico e sia nei confronti dell’imprenditore che incontreremo nei prossimi giorni. Le Regioni Umbria e Marche hanno fatto la loro parte in questa vicenda, sia in termini di risorse che, quando necessario, di ammortizzatori sociali. Pensiamo quindi che gli imprenditori, e dunque anche Porcarelli, devono fare la loro parte cercando di salvaguardare sempre anche gli interessi dei lavoratori”. Paparelli naturalmente esprime solidarietà e vicinanza agli stessi lavoratori, annunciando di aver preso contatto con la Regione Marche per aprire, la prossima settimana, un tavolo congiunto che dovrà esaminare la situazione ed il complesso delle vicende che riguardano l’azienda J&P.

Critico il sindacalista Filippo Ciavaglia, soprattutto in relazione alla concomitante visita del premier Matteo Renzi. “Chissà se il presidente del consiglio Matteo Renzi passando da quelle parti giovedì scorso, tra un taglio di nastro e una visita ufficiale, si è accorto di quella che una volta era l’azienda più importante del territorio e che oggi invece è ferma, bloccata e, adesso, anche con 400 lavoratori alla porta. Chissà – dice –  se la Regione Umbria si renderà finalmente conto della reale gravità della situazione e metterà in campo, attraverso l’assessorato preposto, interventi concreti per evitare un ulteriore, drammatico colpo all’occupazione di un territorio, la fascia appenninica, già ridotto all’osso in termini di lavoro e opportunità. Chissà poi se l’imprenditore Porcarelli si deciderà a presentare un piano industriale serio, credibile, che possa riscuotere la necessaria fiducia anche delle banche, che, da parte loro, non sono disponibili a rischiare un centesimo, nemmeno se in ballo ci sono centinaia di posti di lavoro. E infine, chissà se il Mise e il governo, anche alla luce del fallimento dell’accordo di programma, prenderanno finalmente in mano la situazione, svolgendo quel ruolo di regia tra impresa, sistema del credito e territorio, che appare assolutamente fondamentale, se si vuole davvero uscire da questo pantano. Un pantano che unisce, come la Quadrilatero, Umbria e Marche, ma per il quale non ci sono nastri da tagliare, né brindisi da fare, ma solo centinaia di posti di lavoro da salvare”.

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