Macroregioni: Umbria, Marche e Toscana firmano l’intesa

PERUGIA – Cooperazione sempre più stretta tra Umbria, Marche e Toscana. Le tre Regioni collaboreranno e si coordineranno su sanità, tutela del paesaggio e contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche sulla promozione di un’agricoltura non estensiva e di qualità, sullo sviluppo economico, formazione e lavoro, sulla realizzazione delle infrastrutture che possono rendere competitivo un territorio, su cultura e turismo, sulla gestione dei fondi europei e la partecipazione naturalmente a progetti comunitari condivisi. Tutte e tre le regioni sono pronte infatti a siglare l’intesa già licenziata dalle rispettive giunte. La Toscana l’ha fatto la scorsa settimana. La firma vera e propria invece sarà probabilmente tra dieci giorni a Bruxelles, quando, con l’occasione, sarà annunciata anche la ‘fusione’ dei tre uffici di rappresentanza, che già coabitano nello stesso palazzo di Rond Schuman e chiamati in futuro a lavorare ancor più gomito a gomito. L’annuncio arriva nel corso del briefing settimanale con i giornalisti

“Avere la ‘taglia’ giusta è importante in un mondo globalizzato – si sofferma più volte il presidente Rossi  –, aiuta a risolvere meglio alcuni problemi. E’ importante anche quando vai a trattare con l’Europa”. Non è la macroregione: non ancora almeno e non da un punto di vista istituzionale. “Nessuno vuole bruciare le tappe – rassicura il presidente toscano -. La nostra visione alterna volutamente uno sguardo lungo a ricadute più concrete e volte al breve periodo. Partiamo da qui, con questa sinergia rafforzata, individuando precisi ambiti di collaborazione”. Il passaggio rimane però importante.

“Insieme è meglio, per tutti” avevano detto in coro i tre presidenti di Regione, quando si erano incontrati a novembre del 2015 a Perugia. “Dobbiamo fare squadra – avevano ripetuto prestandosi più volte la parola -, dobbiamo partire dal basso e costruire una nuova casa dalle fondamenta”. Fu lì, parlando scherzosamente con i giornalisti, che l’incontro fu ribattezzato il “patto del Sagrantino”.

Ora dall’annuncio si passa ai fatti, con questo primo accordo che istituisce un coordinamento politico e gruppi di lavoro tecnici che costituiscono l’embrione di quella regione in senso lato, nei numeri più europea di quanto siano oggi la maggior parte delle regioni italiane, capace di affrontare meglio i problemi comuni, i nodi della mobilità e trasporti, guadagnare migliori economie di scala e contare anche di più in Europa: un’alleanza, una gestione ‘associata’ di politiche e servizi oggi e domani forse qualcosa in più. Un doppio percorso, “con una riforma prima sostanziale – come fu chiarito a Perugia – e solo domani magari istituzionale”, dal momento che in Italia si discute effettivamente di rivedere alcuni confini regionali.

Fu Rossi a lanciare l’idea di una macroregione dell’Italia del centro ad ottobre dell’anno scorso. Sono seguiti incontri, consultazioni ma anche un libro , “L’Italia centrata”, con il contributo di esperti ed addetti ai lavori e curato dallo stesso Rossi, per accompagnare all’idea politica l’analisi scientifica dei diversi contesti. “Annoto che c’è una volontà dichiarata di procedere ed andare avanti” commenta soddisfatto.
Toscana, Umbria e Marche fanno insieme oggi il 12 per cento del Pil nazionale, con sei milioni di abitanti che sono un italiano su dieci. Insieme potrebbero ulteriormente crescere. Alcune collaborazioni sono in grado di partire da subito, per altre serve un passaggio nazionale. Le tre Regioni stanno definendo un percorso per realizzare un’unica centrale per gli acquisti in sanità, ma anche per servizi di pulizia, lavanderia e ristorazione, guardiania e vigilanza a vantaggio del più vasto universo degli enti pubblici. Per questo a metà maggio, meno di tre settimane fa, hanno scritto una lettera al commissario della spesa, Yoram Gutgeld. Adesso si aggiunge il nuovo protocollo. Le tre giunte si riuniranno in plenaria almeno due volte l’anno, ogni sei mesi, per approvare programmi annuali, indirizzi per la loro messo in pratica e ma anche fare il punto sulla collaborazione raggiunta. L’accordo ha un respiro di quasi cinque anni, fino al 2020, e sul tavolo c’è già un canovaccio di attività pronte a partire. Si studiano una o più iniziative per promuovere quel brand condiviso che fa assomigliare tra loro Toscana, Umbria e Marche, cerniera tra l’Adriatico e il Tirreno. Si pensa a progetti comuni nel campo delle relazioni e della cooperazione internazionale, incentivi per le imprese da ricondurre a procedure e format condivisi, il lavoro da fare assieme sul numero unici europeo per l’emergenza e gli acquisti centralizzati. C’è anche la ferma volontà di accordare i suoni su comuni progetti ‘transfrontalieri” e nei rapporti con l’Europa e la Commissione europea.

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