Migrazioni, la Cgil fa il punto: “Nel 2015 in 8mila via dall’Umbria per precarietà e disoccupazione”
Tra il primo gennaio e il 30 novembre 2016, sono arrivate in Europa quasi 350mila persone, di cui oltre 172mila sbarcati in Italia. Mentre sono circa 140 mila i giovani italiani che, quest’anno, sono stati costretti a migrare in altri paesi in cerca di lavoro. E nel 2015 sono stati circa 8mila gli umbri che hanno lasciato la regione alla ricerca di un futuro migliore. E’ il quadro tracciato dalla Cgil dell’Umbria sul tema delle migrazioni, in un incontro organizzato a Gualdo Tadino, il 16 dicembre, e intitolato “Migrazioni: memoria del passato per costruire il futuro”. Un’iniziativa molto partecipata, che ha proposto un confronto tra vecchie e nuove migrazioni: da Marcinelle in Belgio – dove si è consumata la più grande catastrofe mineraria d’Europa dove hanno perso la vita 262 operai dei 275 presenti, in gran parte emigranti italiani – a Lampedusa e gli altri luoghi del Mediterraneo, attraverso un filo di rosso fatto di migliaia di persone che lasciano il proprio paese alla ricerca della felicità, ieri come oggi.
Per quanto riguarda l’Italia e l’Umbria, il motivo della fuga verso altri luoghi sono la disoccupazione e la precarietà. “Il tasso di disoccupazione, nel primo trimestre 2016 in Europa – ha detto Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia – è del 10%, in calo rispetto allo scorso anno., mentre in Italia del 11,5% e in Umbria del 10%. Non sono dati confortanti perché, negli ultimi dieci anni, il tasso è aumento di oltre 5 punti percentuali e sappiamo bene che in Italia, e soprattutto in Umbria, le statistiche sono alterate dai contratti precari. Per fare un esempio eclatante, i voucher hanno raggiunto numeri inaccettabili con 30.000 lavoratori umbri”.
E allora la sfida lanciata dalla Cgil è creare condizioni perché i giovani in fuga dall’Italia e dall’Umbria possano restare nei loro territori e al tempo stesso garantire ai migranti, provenienti da situazioni economiche e sociali molto peggiori, gli stessi diritti e le stesse opportunità.
“Ci spetta l’edificazione di un futuro socialmente sostenibile – ha sottolineato ancora Ciavaglia – e la storia ribadisce che la base solida di riferimento è rappresentata dal lavoro. Il lavoro è realizzazione di se stessi, della propria famiglia, della collettività e della felicità”.
All’iniziativa è intervenuto anche l’assessore regionale alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, evidenziando che “viviamo in un momento particolarmente difficile, dove la nostra comunità è più povera, più sola, più vecchia: dobbiamo costruire nuovi modelli sociali più attenti ai nuovi bisogni e in grado di garantire coesioni sociale. In Umbria ci stiamo provando, innanzitutto con il nuovo Piano sociale regionale che individua risposte concrete e con la nuova legge sulle politiche giovanili che considera i giovani non solo risorsa per il futuro ma protagonisti del presente”. Barberini ha anche detto che “è opportuno non confondere il fenomeno dell’immigrazione con quello dell’emergenza profughi, che in Umbria è stato gestito con un modello di accoglienza basato su piccole comunità diffuse su tutto il territorio per creare maggiore integrazione”.
All’incontro a Gualdo Tadino hanno partecipato, fra gli altri, Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria, Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil Umbria, Jean Louis Delaet, direttore del museo di Marcinelle, Catia Monacelli, direttore del Museo regionale dell’Immigrazione, Anna Rita Farneti, dell’Arulef (Associazione regionale umbra lavoratori emigrati e famiglie), Costanza Spera, Unione degli Universitari dell’Umbria e Nina Daita, Cgil nazionale.