Nuovo biodigestore a Foligno, Regione dà via libera a concessione terreno

FOLIGNO – Il Consiglio regionale dell’Umbria ha dato il via libera alla concessione, ad ‘Asja ambiente spa’, del terreno per la costruzione e la gestione funzionale ed economica del nuovo biodigestore in località Casone a Foligno. Si tratta di un impianto per la produzione di biometano dalla digestione anaerobica e per la produzione di fertilizzante da compostaggio di rifiuti organici provenienti da raccolta differenziata. Hanno votato a favore 12 consiglieri (Pd e Socialisti) mentre si sono espressi contro l’atto Movimento 5 Stelle e Lega nord, astenuto Claudio Ricci (Rp). Diversi gli interventi su una questione molto dibattuta anche a Foligno, dove si sono costituiti anche dei comitati contro il nuovo biodigestore. Nel dibattito è intervenuta anche la presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, che ha evidenziato la necessità di avere in Umbria “sia gli impianti di chiusura del ciclo che quelli di pre-trattamento”, affermando che in questo modo si stanno “perseguendo interessi di natura pubblica per garantire il massimo di autosufficienza all’area di Spoleto e Foligno”.

GLI INTERVENTI

Maria Grazia Carbonari(M5S): “Ci sono criticità ambientali e procedurali che in questi giorni sono aumentate. I cittadini non sono stati informati in merito a questo progetto, non c’è stata alcuna partecipazione. Necessario quindi aggiornare l’Aula su quanto andiamo a votare. La concessione del terreno non dovrebbe rientrare nel piano triennale delle dismissioni. Non condividiamo questo progetto. L’impianto che verrà costruito in quella zona potrebbe essere una pentola a pressione dove i rifiuti, riscaldati a 50 gradi, produrranno una miscela di gas. Quell’area è già ambientalmente compromessa dalla presenza di un depuratore, di un impianto di selezione rifiuti, di una discarica dismessa, di una discarica di rifiuti tossici in corso di bonifica e di un mattatoio. Il Comitato che si è costituito ha raccolto oltre 2.500 firme contro questo impianto. I cittadini di Foligno non sono stati informati in merito a questo progetto, non c’è stata alcuna partecipazione. Vorremmo sapere chi ha elaborato il rapporto sui rischi ambientali. Pochi giorni fa ci sono state sentenze del Tar sulla discarica di S.Orsola che hanno chiarito come per escludere l’esigenza della Via in materia di impianti per il trattamento dei rifiuti è necessaria la certezza dell’assenza di impatto negativo sul territorio. Deve essere dunque rispettato il principio di precauzione. Non dobbiamo preoccuparci se ‘Asja ambiente’ (che appartiene a una società fiduciaria, di cui non consociamo la vera proprietà) perde gli incentivi, dobbiamo preoccuparci se sono state eseguite le corrette procedure di verifica in termini di impatto ambientale. Andremo avanti con le nostre verifiche e non faremo sconti a nessuno. Vorrei evitare che la Regione ignori la sentenza del Tar della scorsa settimana autorizzando questo impianto”.

Emanuele Fiorini (Lega nord): “La letteratura scientifica ha prodotto una corposa documentazione sui rischi di questi impianti. Non vengono ritenuti sicuri per incidenti, fughe di gas, incendi ed esplosioni. Eventuali dispersione di liquidi contaminati finirebbero nei fossi della zona. I batteri contenuti nel digestato si disperderebbe sui terreni e potrebbe rientrare nella catena alimentare degli animali da allevamento. Il digestato non dovrebbe essere usato come compost, dato che risulta molto povero di sostanze. Nei pressi della struttura ci sono edifici rurali e campi agricoli. Sono state raccolte molte firme contro questo progetto. Non siete stato in grado di vigilare su discariche e inceneritori presenti sul territorio”.

Claudio Ricci (Rp): “Il tema è stato proposto dall’Ati 3 e quindi dai 22 comuni che ne fanno parte e di questo è giusto tenere conto, ma il mio auspicio era quello di dar luogo ad approfondimenti tecnici in commissione. Anche qualora, nel complesso quadro regionale, si arrivi a differenziare il 70 per cento dei rifiuti, rimarranno comunque da conferire 120 tonnellate di rifiuti indifferenziati. Il tema di cui stiamo parlando è stato proposto dall’Ati 3 e quindi dai 22 Comuni che ne fanno parte e di questo è giusto tenere conto, ma il mio auspicio era quello di dar luogo ad approfondimenti tecnici in Commissione che avrebbe consentito una maggiore consapevolezza della situazione. Per questo annuncio il mio voto di astensione. Dalla relazione predisposta dai 22 Comuni emerge una estrema urgenza e necessità dell’apertura di questo tipo di impianto, che rientra nelle competenze della Vus (Valle umbra servizi), per la chiusura del ciclo. Certamente i 22 Sindaci avranno ben valutato la necessità dell’impianto di biodigestione anaerobica, una struttura sicuramente delicata, ma oggi ci sono tutte le condizioni tecniche di controllo per ogni fase, dalla progettazione, alla realizzazione al funzionamento. Nell’area prevista è già presente un impianto di compostaggio e selezione di rifiuti indifferenziati. Capisco la preoccupazione dei cittadini, ma mi preme sottolineare che tutte le normative in vigore, tra gli impianti considerati ‘complessi ed insalubri’ non prevedono il biodigestore”.

Silvano Rometti (Socialisti): “Si tratta di una impiantistica intermedia necessaria. per la frazione umida la strada giusta è il biodigestore ed il compostaggio. È palese come in Umbria impianti di questo genere godano di una generalizzata diffidenza a differenza di altre realtà del nostro Paese. In Umbria c’è dunque un atteggiamento oggettivo del quale va tenuto conto. Bisogna partire però da dei punti fermi. Questo è un impianto che fa parte della pianificazione regionale. Non è sufficiente la raccolta differenziata se il materiale raccolto non viene riutilizzato e per la frazione umida il percorso è questo. Si tratta di una impiantistica intermedia necessaria. Per la frazione umida la strada giusta è il biodigestore ed il compostaggio. La Regione, con risorse comunitarie ha previsto circa 9milioni di euro per tre impianti di questa tipologia che vanno realizzati entro il 2017, altrimenti le risorse verranno perdute. Pieno rispetto per il Comitato, ma va tenuto conto del pronunciamento di 22 Comuni e questo deve rappresentare un punto fermo. Chiaramente vanno previste tutte le precauzioni possibili, i controlli per le garantire ogni cautela verso i cittadini”.

Andrea Liberati(M5S): “Siamo all’ennesimo snodo della storia politica regionale che rende contrapposti cittadini ed esecutivi. la politica è chiamata a conoscere bene il progetto prima di sceglierlo e votarlo. Il fatto è che 22 Comuni hanno scelto di accumulare i rifiuti in un solo comune attraverso un impianto sovradimensionato rispetto alle necessità, come del resto avviene negli altri impianti presenti in Umbria. La politica è chiamata a conoscere bene il progetto prima di sceglierlo e votarlo. Va tenuto attentamente conto del sovradimensionamento, della normativa urbanistica che viene ampiamente conculcata perché si continuano a privilegiare zone agricole di alto pregio per insediare impianti industriali, perché tali sono, insalubri nei fatti, c’è una falda affiorante ed un rischio idraulico di classe 1, e soltanto dichiarando la pubblica utilità si potrà eventualmente insediare questo impianto. E allora faccio una profezia, questo impianto e la variante urbanistica che eventualmente ne conseguisse potrebbe determinare la caduta della Giunta del Comune di Foligno, e se voi volete questo, questo accadrà, e quindi andiamo a destabilizzare le Istituzioni, perché? Per assecondare quale progetto? Di quale società fiduciaria? E anche questo è un punto importante, un interrogativo forte. Bisogna capire chi arriva in Umbria. Quando si è lasciato andare il privato, nel caso dei rifiuti, a briglie sciolte, perché i controlli non hanno funzionato, alla fine ci ha pensato la Prefettura. È necessario aprire un tavolo di concertazione permanente con associazioni, comitati, che hanno lo stesso diritto di cittadinanza degli altri, degli altri interessi meramente economici che ci stanno dietro, altrimenti noi assecondiamo dei giochi molto, molto pericolosi. Va avviato quel tavolo di concertazione che la Commissione d’inchiesta sulla gestione rifiuti, presieduta dal consigliere Chiacchieroni lo scorso anno, aveva promesso di offrire alla comunità, ma che invece poi la promessa non è stata mantenuta. È necessario riflettere perché stiamo assecondando un progetto che determinerà conflittualità fra territori”.

Catiuscia Marini: “Questo atto riguarda il diritto di superficie su un’area, che genera un canone di 192mila euro, e che ci è stata richiesta dai Comuni e dalla società pubblica (Vus) che ha in gestione il ciclo dei rifiuti. L’atto è stato istruito dagli uffici che si occupano di patrimonio ed è corredato da tutti i pareri tecnici necessari. La discussione seguente non attiene al contenuto dell’atto. Le valutazioni sulla Via possono essere fatte dopo che è stato predisposto un progetto, per il quale serve la disponibilità dell’area, che ad oggi non c’è. Vus, essendo società pubblica, potrà affidare l’impianto solo dopo una selezione a carattere europeo, in cui i requisiti vengono verificati dalla Prefettura. Sarà mia cura accertarmi se queste procedure sono state seguite in modo corretto. Nel mio ufficio comunque non entrano persone che hanno interessi privati nel settore dei rifiuti, come invece è avvenuto in altre città, come la Capitale. La Regione seguirà la parte tecnica, la Via, che non attiene alla politica e non si fa in Commissione consiliare. Il piano regionale dei rifiuti delinea una situazione di debolezza per l’Ati 3, dove non è presente una impiantistica di chiusura del ciclo, ad eccezione di S.Orsola, che ha le problematiche note. L’impiantistica intermedia è un’altra cosa: se vogliamo seguire le buone pratiche essa è indispensabile per ridurre il più possibile i rifiuti che poi finiscono in discarica o vengono inceneriti. Oggi le tecnologie e la ricerca ci mettono a disposizione la possibilità di realizzare una impiantistica industriale che si inserisce nella fase della raccolta differenziata e della separazione. L’alternativa è il ‘modello Roma’, con treni carichi di rifiuti che finiscono in Germania, con spese maggiorate a carico dei cittadini.
Il progetto della Vus riguarda il compostaggio per la produzione di fertilizzanti (intervento finanziato dalla Regione) e la produzione di gas naturale, da immettere nelle tubature e nella rete di distribuzione già esistenti nella zone. Ci sarà poi la riconversione di un impianto di selezione ulteriore dei rifiuti indifferenziati, per recuperare ulteriori materiali dalla spazzatura. Non possiamo escludere di avere in Umbria sia gli impianti di chiusura del ciclo che quelli di pre-trattamento. Stiamo perseguendo interessi di natura pubblica per garantire il massimo di autosufficienza per quell’area. Per difendere Orvieto e Terni bisogna fare questi impianti, diffusi sul territorio. Se la Seconda commissione vorrà approfondire l’argomento potrà farlo, ma oggi ci troviamo a concedere solo il diritto di superficie”.

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