Perugia, il 63 per cento dei bancari umbri in una situazione di disagio in azienda
PERUGIA – Il 63 per cento dei bancari umbri vive una situazione di disagio in azienda, e ne indica le cause nell’eccessivo carico di lavoro, cattiva organizzazione e della situazione precaria del proprio istituto di credito: lo rivela l’indagine realizzata da Fabi Umbria in collaborazione con l’Asl 2 dell’Umbria e con l’Inail. Per il 40,7 per cento dei bancari umbri – spiega un comunicato di Fabi – il disagio si traduce in malesseri fisici, insonnia, ipertensione, cefalea, disturbi gastrici e per il 21,4 per cento in malesseri psicologici, depressione, ansia e nervosismo, che comportano anche l’assunzione di farmaci.
Il 64,8 per cento – è un altro dato dall’indagine, condotta su un campione rappresentativo di 458 lavoratori bancari dell’Umbria e presentata stamani a Orvieto – vive una condizione di stress causata da un eccessivo carico di lavoro, continui cambiamenti di mansione, disorganizzazione e pressioni commerciali e il 75 per cento si lamenta di non ricevere un’adeguata formazione dalla propria azienda. Le pressioni commerciali vengono indicate come le principali cause di disagio: il 46,1 per cento degli intervistati le vive molto male, mentre il 26 per cento ammette che le continue richieste di rendicontazione sui prodotti venduti allo sportello ha effetti negativi sulla stessa produttività. “Un rapporto più trasparente e di fiducia con la clientela passa necessariamente attraverso l’eliminazione delle pressioni commerciali, di cui i lavoratori sono da troppo tempo vittime con conseguenze pesantissime in termini di salute”, hanno commentato Claudio Cresta e Anna Minelli, segretari provinciali di Fabi Umbria.