Perugina, a San Sisto resta la preoccupazione

PERUGIA – Resta lo stato di agitazione alla Perugina. Lo dicono le Rsu dello stabilimento di San Sisto dopo le ultime giornate, caratterizzate da assemblee in fabbrica e incontri al ministero dello Sviluppo. “Nonostante l’apprezzamento per il richiamo fatto dal viceministro Bellanova, a che si apra un confronto ripartendo dal Piano industriale dell’aprile 2016 (dove avere la possibilità di rimettere al centro della discussione in tema del LAVORO, visto che Nestlè in questi mesi ha voluto parlare solo di ESUBERI), resta in fabbrica la preoccupazione dei lavoratori”, dicono.

“Chiediamo che il tavolo venga convocato a breve e solo dopo potremo dire se abbiamo fatto passi in avanti oppure no. Ad oggi, la RSU dichiara il mantenimento dello stato di agitazione con il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Quella di mercoledì 27 settembre è stata una giornata molto importante. Fuori dai cancelli della fabbrica oltre ai lavoratori della Perugina, c’erano Istituzioni, partiti politici, associazioni, categorie sindacali, esponenti della Chiesa, ma soprattutto tanti lavoratori di aziende che in molti casi vivono situazioni analoghe alla nostra, senza nemmeno la visibilità che abbiamo noi.
Riteniamo che la vertenza Perugina si debba pertanto allargare a tutto il territorio e nel ribadire la centralità della Fabbrica per il sistema locale, chiediamo che si organizzi una grande manifestazione che, partendo dalla Perugina, abbracci tutte le realtà produttive, rimettendo al centro il tema del lavoro e dell’occupazione”.

“La politica e le Istituzioni devono farsi garanti delle persone che rappresentano, anche attraverso tutele legislative atte a frenare i casi come quello che avviene in Perugina, dove basta il cambio di un manager a livello mondiale per mettere in pericolo il futuro lavorativo di oltre 350 famiglie. Chiediamo altresì un nuovo incontro al nuovo Presidente della CEI nonché Arcivescovo di Perugia il Cardinale Bassetti che più volte ha mostrato sensibilità su queste tematiche”.

“Troppe volte assistiamo a scelte non dettate da una logica industriale, ma spinte da interessi che poco hanno a che fare con quello che per noi deve essere il caposaldo del sistema, ossia che è il lavoro a creare la ricchezza e non la finanza.
Dobbiamo dire NO alla logica del profitto a tutti i costi, della finanza prima della persona. Le logiche del mercato non possono prevalere sul destino di una fabbrica. Non possono esistere investimenti per licenziare. Diciamo no ai 364 esuberi”.

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