Province, il nodo della ricollocazione dei dipendenti, l’impatto sul personale di Perugia e Terni

Sarebbero oltre 600, per l’esattezza 683 i dipendenti a tempo indeterminato delle due Province di Perugia e Terni da “ricollocare” per effetto della riforma delle nuove Province. Una riforma che arriva al suo passaggio chiave proprio con il problema rappresentato dal destino del personale visto che i nuovi enti dovranno essere alleggeriti di competenze e con esse anche dei dipendenti che svolgevano quelle funzioni. A livello nazionale si parla di 19.339 dipendenti da ricollocare.

A fare il punto della situazione fornendo una mappa delle eccedenze è il Sole 24Ore. Secondo il quotidiano economico a Perugia e Cosenza ci sarà il maggior impatto sul personale. Nel capoluogo umbro di parla di un esodo di 507 dipendenti per una spesa di 21 milioni e 300mila euro, di poco inferiore rispetto a quello di Cosenza dove si parla di 514 unità. A Terni il taglio riguarderebbe 175 dipendenti per una spesa di 6milioni e 900mila euro.

Per capire i nodi dell’applicazione della riforma delle Province, il “Sole” ripercorre le tappe della strategia del Governo che si è articolata in due passaggi: i super-tagli alle risorse (un miliardo nel 2015 per salire a tre miliardi nel 2017) e all’alleggerimento della dotazione organica che dovrà dimezzare la spesa nelle Province che rimangono tali e ridurla del 30% in quelle che si trasformeranno in città metropolitane. Secondo il Governo, infatti, enti con meno compiti devono avere meno spese e meno dipendenti perché sarà la nuova redistribuzione dei compiti a Regioni e Comuni a indicare la destinazione del personale “in eccesso”.

Ma se la nuova mappa della dotazione organica, che serve per individuare le eccedenze, viene imposta per legge, la redistribuzione delle funzioni deve avvenire a livello regionale e gli osservatori regionali in cui i vari livelli di governo, Regioni e Comuni, dovranno mettersi d’accordo sull’assegnazione dei diversi compiti sono partiti solo in alcune Regioni, tra cui l’Umbria. In disallineamento nei tempi, a livello nazionale, che metterebbe a rischio proprio il capitolo delle risorse. Secondo l’Upi il taglio delle dotazione organica vale 862 milioni di euro ma se il personale non si sposta i costi rischiano di rimanere a lungo a carico dei vecchi enti. Ci sono poi alcuni Governatori che hanno paventato il rischio di doversi accollare ulteriori costi in un momento in cui i bilanci devono affrontare nuovi tagli per effetto della spending review.

Proprio sul fronte dei tagli, le Province stanno già facendo la loro parte. La Provincia di Perugia, nel 2014, ha ricevuto 43 milioni in meno rispetto al 2010, Terni 44.

Le proprio sulle scarse risorse di cassa le due amministrazioni provinciali la scorsa settimana, al termine di una seduta di consiglio congiunta, hanno lanciato l’allarme: senza una revisione dei tagli previsti dalla legge di stabilità, le Province umbre, così come tutte quelle italiane, nel 2015 non saranno più in grado di fare i bilanci. Hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno, che è stato inviato anche alla Corte dei Conti, nel quale ricordano che, se non rivisti, i tagli impediranno: il riscaldamento, i servizi telefonici e internet delle scuole, gli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione degli istituti, con ripercussioni sui livelli di sicurezza degli edifici; la manutenzione ordinaria delle strade, i servizi di vigilanza ed emergenza in caso di neve, la manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua e dei laghi, la vigilanza ambientale, il trasporto pubblico locale aggiuntivo, quello cioè a carico del bilancio provinciale, i Centri per l’impiego e la formazione professionale.

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