Quasi un umbro su tre è indebitato. Difficoltà preoccupanti per mutui e lavoro
PERUGIA – Oltre ai dati sul lavoro e sul Pil che sono preoccupanti (dal 2008 è stato perso oltre il 15 per cento della ricchezza), nell’ultima inchiesta realizzata da Bankitalia e rielaborati dell’Ires Cgil, emerge una situazione altrettanto critica per quanto riguarda la situazione finanziaria delle famiglie umbre. La quota dei nuclei familiari indebitati è passata dal 22,7 per cento del 2005 al 29 per cento del 2015. Il mondo del credito parla chiaro evidenziando preoccupanti difficoltà. Altro dato fatto notare da Mario Bravi, l’ex segretario della Cgil che guida l’Ires, riguarda il calo drammatico dell’occupazione nel settore bancario con una riduzione del 11,2 percento degli addetti ai lavori pari a 400 posti di lavoro persi rispetto al 2010, contro una media nazionale dell’8,1 per cento. La quota di famiglie con credito al consumo è passaya in Umbria dal 16,2 per cento del 2005 al 15,6 del 2015, quindi in leggero calo, ma più alta del dato nazionale che sta al 12,8. Nel Cuore verde poi la quota di famiglie con mutuo è salita dal 10,6 per cento del 2005 al 17,8 del 2015. Se si analizza poi la percentuale con cui la rata del mutuo incide sul reddito, in Umbria si passa dal 13,5 percento di dodici anni fa al 18,7 del 2015. La media nazionale nel 2015 era del 19,5%. Mentre se si considera la quota di famiglie vulnerabili a causa del mutuo, che significa versare più del 30 per cento del proprio reddito si passa dallo 0,8 per cento del 2005 al 3,6 del 2015. A livello nazionale la percentuale si attesta all’1,9. Quindi la vulnerabilità delle famiglie in dieci anni è quadruplicata. E questo spiega perché in Umbria la quota di famiglie con difficoltà nel saldare le rate del mutuo è passata dal 5,3 per cento del 2005 al 5,8. “Tutti questi dati di Bankitalia dimostrano – spiega il presidente dell’Ires-Cgil Mario Bravi – come dieci anni di crisi abbiano scavato nel profondo della nostra realtà territoriale, lasciando solchi apparentemente incolmabili sul terreno sociale e civile. Se ne può’ uscire solo con una consapevolezza piena e con una politica economica e sociale alternativa”.