Referendum, Corciano, Barberini e il vice ministro Morando lanciano il Sì: “O si cambia o l’Italia resta ferma per 20 anni”

CORCIANO – “È necessario che il 4 dicembre vinca il sì per permettere alla nostra Costituzione, almeno nella prima parte, di essere attuata”.
Lo ha detto il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, intervenendo venerdì sera, a Mantignana di Corciano, a un dibattito sull’imminente referendum costituzionale.
Citando l’articolo 3 della carta costituzionale – secondo il quale “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” – Morando ha detto che “tutto questo non viene attuato in pieno in quanto abbiamo un Governo debolissimo, che deve sempre avere la fiducia di due Camere e siamo l’unico paese parlamentare al mondo ad essere gestito così e il 4 dicembre o si cambia o resta tutto fermo e non possiamo permettercelo”.
Per il vice ministro “non avere più due Camere con gli stessi poteri, che non permettono al Governo di operare con snellezza e costituire una Camera delle Regioni per evitare il contenzioso sistematico che esiste tra leggi nazionali e regionali giustifica ampiamente il sì. Poi il resto può essere aggiustato”.
All’incontro – moderato da Franco Baldelli, assessore del Comune di Corciano e molto partecipato – è intervenuto, fra gli altri, anche l’assessore regionale alla Sanità, alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, il quale ha chiarito subito che la riforma “non tocca i principi fondamentali del Paese, ma l’organizzazione dello Stato” e che “non ci saranno limitazioni di carattere sociale e sanitario, ma anzi maggiore omogeneità ed equità”.
Per Barberini “dire sì significa iniziare a costruire un Paese più moderno, semplice, veloce, capace di dare risposte più efficaci ai bisogni dei cittadini. Dire no vuol dire mantenere lo status quo, restare fermi per almeno 20 anni e scivolare verso un collasso irreversibile, mentre l’Italia ha bisogno di una scossa per uscire dalla crisi e ripartire. Per affrontare le sfide del futuro serve una cassetta degli attrezzi nuova e questa è l’occasione giusta”.

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