Riabilitare i detenuti a Spoleto tramite la formazione

SPOLETO – Il progetto per la riabilitazione dei detenuti del carceri di Spoleto attraverso la strumento della formazione sta per prendere corpo. Il prossimo dicembre verrà firmato l’accordo con cui si dà inizio al primo dei “Poli interistituzionali come centri di innovazione e monitoraggio delle azioni programmate a livello nazionale”, previsti dal protocollo d’intesa sottoscritto tra il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il ministero della Giustizia, diventerà operativo. Il carcere di Maiano è stato inserito in un progetto nazionale che vede protagonista una serie di strutture tra cui le case circondariali, gli istituti penali per minorenni, le aree penali esterne, gli istituti scolastici di secondo grado. Va anche riconosciuto che il carcere umbro, già considerato un fiore all’occhiello a livello nazionale, offre un’ampia offerta didattica per i detenuti, e questo ulteriore iniziativa rappresenterà un modo in più per tutelare le pari opportunità di tutta la popolazione carceraria, a partire dal diritto di un percorso scolastico adeguato alle capacità effettive di ognuno. Le varie istituzioni che sono entrate a far parte del progetto potranno così lavorare insieme integrando le rispettive attività in modo efficace. Tra queste vanno menzionate la casa circondariale di Maiano, il Cesp (Centro studi scuola pubblica), la Rocca Albomoziana, l’Ambito scolastico territoriale, il Comune di Spoleto, il Cpia di Perugia e i plessi scolastici spoletini dell’Iis “Sansi-LeonardiVolta” e l’Alberghiero “De Carolis”. Sicuramente l’insieme così variegata di queste strutture potrà contribuire in modo significativo alla riabilitazione del detenuto. Tra i vari obiettivi del protocollo spicca anche quello di “sviluppare l’offerta formativa della scuola fornendo strumenti per la condivisione delle buone pratiche sia del primo che del secondo livello di istruzione e ancora, costruire una rete scolastica del ciclo detentivo integrando la progettazione di laboratori, implementare gli interventi di mediazione linguistica e favorire l’analisi e la coscienza dei bisogni presenti nelle istituzioni penitenziarie del territorio”.

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