Rogo Thyssen, Marco Pucci: “Non ho ucciso”. In una lettera il manager spiega perché non è un assassino

Marco Pucci, manager di Thyssenkrupp, si è spontaneamente costituito ieri mattina alla Questura di Terni per le formalità di rito, prima di essere accompagnato al carcere di Sabbione. La sentenza della Cassazione, di poche ore precedente, aveva confermato la sua condanna a sei anni e tre mesi, insieme a tutti gli altri manager imputati nel processo per il rogo della ThyssenKrupp di Torino del dicembre 2007.

Pucci ha scritto una lettera a Fino a prova contraria, «movimento di persone – professionisti di diversi settori, dall’impresa alla comunicazione, nonché esperti di diritto – che intendono promuovere una vera e propria riforma del sistema giudiziario italiano», per spiegare perché non è un assassino.

Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera di Marco Pucci:

Non ho ucciso nessuno: perché ero componente del CdA della Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni con deleghe esclusivamente al “commerciale ed al marketing”. Non ho ucciso nessuno perché le deleghe e responsabilità in materia di produzione e sicurezza sul lavoro erano attribuite all’Amministratore Delegato della società Harald Espenhahn (che le aveva sempre concretamente esercitate e non aveva mai avuto evidenza del tanto successivamente “strillato” degrado dello stabilimento di Torino: finanche i testimoni dell’accusa hanno riconosciuto che Espenhahn era una persona molto attenta e severa e che, in occasione delle sue visite in loco, gli veniva fatto trovare uno “stabilimento tirato a lucido”, a questo si aggiunga che l’ASL, in occasione di ispezione tra l’agosto/settembre 2007, quindi non più di 3 mesi prima dell’incidente, aveva contestato un numero minimo – forse 3 – di violazioni minori di natura contravvenzionale).

Non ho ucciso nessuno perché, nelle riunioni periodiche, che si tenevano tra i consiglieri delegati e l’amministratore delegato, non si era (come documentalmente comprovato) mai parlato della chiusura dello stabilimento di Torino e mai si era parlato di problemi e/o carenze in tema di sicurezza sul lavoro (né relativamente allo stabilimento di Terni né relativamente a quello di Torino).
Non ho ucciso nessuno perché l’Amministratore Delegato aveva, a sua volta, rilasciato, nel tempo ed a seconda dell’organizzazione societaria, deleghe “in tema di sicurezza ed ambiente” ai responsabili dello stabilimento di Torino e queste deleghe erano sempre state ritenute “valide ed efficaci”, dalla stessa procura di Torino e dai giudici di torino, anche in occasione di altre indagini o procedimenti che avevano riguardato lo stabilimento torinese. Addirittura la stessa cassazione, in occasione di un altro e precedente processo per un precedente incendio avvenuto nel 2002, non aveva messo in discussione le deleghe esistenti! Ma c’e’ di piu’, non ho ucciso nessuno, perche’ in occasione di detto precedente processo per l’incendio del 2002, il pool del dr. Guariniello, non aveva impugnato l’assoluzione del mio predecessore ing. Mauro Borghesi, che – al tempo – aveva le deleghe al commerciale ed al marketing, successivamente a me attribuite.
Non ho ucciso nessuno perché gli stessi parenti delle povere sette vittime, del tragico incendio della notte del 6 dicembre 2007, quando mi recai da loro per portabre il mio cordoglio e quello dell’intera Thyssenkrupp, mi dissero: ingegnere lei non c’entra niente.

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