Slot machine e gioco, l’Umbria fa i conti la ludopatia e l’Adoc scrive ai sindaci

Dovrebbe assestarsi tra i 9 e i 13 miliardi il peso sui conti dello Stato del disegno di legge sul gioco patologico approvato dalla commissione Affari sociali della Camera. La stima è stata fatta dai Monopoli di Stato che hanno consegnato un dossier alla commissione bilancio. Il nodo è tutto intorno alla norma, contenuta nel provvedimento di legge, che prevede il divieto di installazione degli apparecchi di gioco attualmente in esercizio e la loro sostituzione con macchinette attivabili soltanto attraverso l’utilizzo della tessera sanitaria. L’obiettivo è di essere certi che i minorenni non abbiano accesso alle slot machine. La sostituzione delle macchinette, secondo i Monopoli, richiederebbe dai due ai tre anni di tempo e considerando i livelli di raccolta del gioco si stima una perdita di entrate per lo Stato da un minimo di 9 miliardi a un massimo di 13 e mezzo, comprendendo in tale stima il mancato incasso dalla tassazione applicata a questi apparecchi. In Italia si contano circa 380mila macchine legali e circa 100mila illegali. Sempre secondo i Monopoli, non è detto che dal provvedimento discenda necessariamente una significativa riduzione dei costi sociali del cosiddetto gioco patologico. Il rischio è che vietando il gioco legale possa subire un incremento quello illegale.

In Umbria il fenomeno del gioco è assai diffuso. Per l’Adoc, l’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori, “nella nostra regione si giocano circa 2 milioni di euro al giorno negli oltre 4mila apparecchi installati nei vari locali”. In crescita in questi mesi il numero di persone seguite dai servizi sociali proprio per problemi legati alla ludopatia.  Prendendo in considerazione i numeri di Adoc e facendo le proporzioni rispetto al dossier dei Monopoli, lo Stato perderebbe dalle macchinette in Umbria tra i 95mila e i 136mila euro. E mentre a livello nazionale si mette a punto il testo di legge per contrastare la ludopatia, l’Umbria è già un passo più avanti. La giunta regionale e il consiglio hanno elaborato nei mesi scorsi due progetti di legge, riuniti poi in unico testo che dovrebbe essere approvato a breve dall’Assemblea.

La legge prevede, tra l’altro, l’istituzione di un numero verde per le segnalazioni e le richieste di aiuto e per fornire un primo servizio di ascolto, assistenza e consulenza per l’orientamento ai servizi competenti; l’istituzione del marchio regionale “No Slot” per gli esercizi che rimuoveranno o sceglieranno di non installare apparecchi per il gioco lecito, con sconti sull’aliquota Irap; la regolamentazione delle distanze dei locali dove si trovano apparecchi per il gioco lecito che dovranno essere di almeno 500 metri da scuole, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito socio-sanitario e centri di aggregazione giovanile. Prevista anche la concessione di contributi ad associazioni e cooperative sociali che si occupano delle problematiche correlate al gioco.

Oggi, intanto, l’Adoc dell’Umbria ha scritto una lettera a tutti i sindaci nella quale sollecita gli amministratori a mettere in campo azioni convergenti al fine di limitare il più possibile l’espandersi di questa pericolosa ed insidiosa malattia.

“Il gioco d’azzardo oggi si è trasformato in un business in grado di attrarre investitori – scrive il presidente Angelo Garofalo – Un elemento cruciale è sicuramente l’ampiezza e la recente diversificazione dell’offerta attraverso l’introduzione e la pubblicizzazione di nuovi spazi di gioco, online da casa, attraverso il cellulare, il digitale terrestre, il computer e il telefono”. L’Adoc formula quindi le sue proposte: chiede a strutture ed operatori specializzati e competenti dedicati alla diagnosi, cura e riabilitazione dalla malattia del gioco; inserire il trattamento dei giocatori problematici e dei giocatori patologici, nei livelli essenziali di assistenza; prevedere un codice etico specifico per la pubblicità, che eviti inutili riferimenti alla moderazione e espliciti i reali rischi connessi al gioco d’azzardo; destinare una significativa quota degli introiti, all’implementazione dei servizi pubblici e privati accreditati per il trattamento psicologico integrato dei giocatori patologici.

Secondo l’Adoc i Comuni potrebbero adottare da subito cinque provvedimenti: la limitazione degli orari delle sale giochi e delle “macchinette” la cui presenza e’ dilagata in ogni dove; prevedere nel nuovo Regolamento Urbanistivo Edilizio zone dove il gioco d’azzardo e’ vietato: sicuramente nella zona della stazione, delle scuole e in prossimità di bancomat; limitare la pubblicità e vietare l’utilizzo del wifi pubblico per giocare online; studiare le possibilità che un Comune ha in relazione alla fiscalità locale. In termini di tasse sulle sale da gioco. E in termini di riduzione delle tasse ai bar che, occupando coi loro tavoli spazi esterni al locale, rinunciano alle slot machine o giochi d’azzardo; riconoscimento simbolico ai gestori di locali pubblici che hanno scelto di non mettere le slot nei loro locali.

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