Suicidio del commercialista ternano Boninsegni, tutto rinviato al 17 febbraio
TERNI – Nuova udienza davanti al Gup, Simona Tordelli, per la tragedia che avvenne il 28 luglio 2011. Gianluca Boninsegni, commercialista ternano di 49 anni, quel giorno decise di togliersi la vita gettandosi da un ponte, nei pressi della Galleria di Madonna del Ponte, a Narni. All’origine del gesto le presunte vessazioni subite da Andrea Palmieri, 53 anni di Terni, difeso dall’avvocato Manlio Morcella e Gianni Rossi, 55 anni di Narni, difeso dall’avvocato Roberto Spoldi. In aula erano presenti tutte le parti offese che si costituiranno parte civile nella prossima udienza fissata per il 17 febbraio. Tra le 11 parti offese figurano numerosi titolari di locali e bar che si ritengono danneggiati dalla condotta di Rossi (Milena Gentili, che risulta essere difesa dall’avvocato Luigi Fiocchi, Viliana Gentileschi, difesa dall’avvocato Francesco Mattiangeli, Alessandra Bevilacqua e la figlia di Roberto Morichetti che si costituirà per il padre deceduto, difese dall’avvocato Marco Gabriele, Massimo Paolucci difeso dall’avvocato Mauro Minciarelli, Bruna Pinelli, difesa dall’avvocato Francesca Carcascio ), ma anche l’Erario.
Rossi e Palmieri furono arrestati dalla Squadra Mobile di Terni con accuse pesantissime: estorsione aggravata, evasione fiscale, ma soprattutto istigazione al suicidio del commercialista ternano Gianluca Boninsegni. Boninsegni, secondo gli inquirenti, sarebbe stato obbligato a redigere false contabilità per numerose società riconducibili a Rossi e Palmieri. Le minacce – secondo l’accusa – non si sarebbero fatte attendere. Il commercialista ternano avrebbe dovuto acconsentire a tutte le loro richieste, altrimenti i due avrebbero interrotto i rapporti professionali con il suo studio e gli avrebbero revocato gli incarichi già affidati al commercialista da altri clienti, che loro stessi gli avevano procurato. Dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dal pm Elisabetta Massini, emerse che i due arrestati avrebbero costretto Boninsegni a effettuare anche registrazioni ed emettere numerosissime fatture false per svariate società a loro riconducibili anche ai danni di altre ditte clienti del commercialista, ma inconsapevoli dell’illegale utilizzo della loro contabilità. Tra le varie operazioni finalizzate all’evasione dell’I.V.A. l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e l’emissione di fatture “clone”, cioè con uguale numerazione di quelle “reali”, ma intestate a società diverse da quelle destinatarie dei beni e servizi resi. Sarebbero state molte le fatture con importi gonfiati per aumentare gli elementi passivi nel bilancio.
Boninsegni decise di porre fine alla sua vita già il 28 marzo 2011, invano. Dopo quel gesto – sempre secondo l’accusa – Palmieri e Rossi capirono che presto sarrebbe stata aperta un’indagine e cercarono quindi di correre ai ripari. A giugno, secondo gli inquirenti, avrebbero costretto Boninsegni a sottoscrivere alcune deleghe retrodatate (risalenti addirittura al 2009) per la gestione dei conti correnti di alcune società, nel tentativo di legittimare tutte le operazioni finanziarie effettuate sino ad allora (e grazie alle quali avevano ricavato notevoli introiti), che altrimenti avrebbero potuto essere annullate. La tensione però per il commercialista ternano era diventata troppo grande, e il 28 luglio decise di farla finita.