Terni, Gruppo Novelli. Lunedì incontro al Mise. Giornata di tensione, nitida l’ombra del fallimento. Flop del passaggio a Fattorie Greco e Phoenix di Cosenza

TERNI – Ci sarà lunedì al Mise un incontro con le parti. Il Ministero dello Sviluppo Economico si è detto disponibile ad incontrare le parti in un tavolo con le istituzioni locali e i sindacati sulla Novelli. È questo l’epilogo di una giornata intensa, che ha visto tensione, preoccupazione e timori in vista per il mancato passaggio del Gruppo Novelli agli imprenditori di Fattorie Greco e Phoenix di Cosenza.

Tante oscurità davanti ai centinaia di lavoratori che mercoledì a Spoleto, giovedì mattina a Terni hanno alzato il grido di protesta. Si chiedono certezze, linee precise per il futuro e soprattutto un piano industriale concreto.

Anche la famiglia Novelli vuole nero su bianco il piano industriale ed in una missiva scrive: “La famiglia, nel respingere ogni responsabilità ed addebito che le vengono attribuiti in relazione alla gestione degli ultimi quattro anni, durante i quali una situazione già difficile è considerevolmente peggiorata, intende chiarire la propria posizione.

L’attuale fase di riflessione è giustificata dai timori generati dalla totale assenza di notizie in ordine alla capacità dell’acquirente di garantire la continuità aziendale e le condizioni a cui ciò avverrebbe. Infatti, ai soci non è stato sottoposto né un piano industriale né altre informazioni sui progetti di prosecuzione dell’impresa.

Pertanto auspichiamo che l’organo amministrativo, o chi per esso, doverosamente sottoponga ai soci, nel più breve tempo possibile, tutti gli elementi che ci rassicurino circa la effettiva soluzione degli attuali problemi e sullo sviluppo delle reali potenzialità del gruppo, in modo da prendere una decisione ponderata e consapevole nell’interesse di tutti”.

Intanto dal ministero dello Sviluppo economico, dalle regioni Umbria e Lazio e dai sindacati ci si muove per evitare il fallimento. Grande preoccupazione è stata espressa da tutte le istituzioni per i circa 500 dipendenti tenuti in sospeso, in attesa di un nuovo acquirente.

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