Torna la pasta “made in Foligno”, riaperta la Spigadoro: ora esporta in 50 paesi nel mondo
FOLIGNO – Dopo la crisi nera iniziata nel 2010, che ha portato alla chiusura dello stabilimento e al licenziamento dei lavoratori, la Spigadoro torna a vivere e conquista mezzo mondo con la pasta “made in Foligno”. La storica azienda folignate, nate nel 1822, da mesi ha ripreso la propria attività, assunto 40 persone, fra ex dipendenti e nuovi addetti, ed ora vola nel mercato internazionale esportando pasta italiana di qualità in 50 paesi, distribuiti in 5 continenti, come Stati Uniti, Messico, Repubblica Domenicana, Asia, Corea, Giappone, Panama, Venezuela, Malesia, Libia. Una notizia straordinaria per il territorio folignate, confermata dall’export manager Pietro Ercolani, che in un’intervista alla Gazzetta di Foligno, il settimanale della Diocesi, ha spiegato com’è accaduto questa sorta di miracolo, dopo anni di buio.
“Nel 2014 – ha detto Ercolani – Giuseppe Modella, proprietario di un mulino a Santa Maria Nuova di Jesi in Ancona, ha rilevato il marchio e dopo un anno anche lo stabilimento. Oggi è l’unico proprietario dell’azienda. In precedenza non aveva partecipato alla vita aziendale. Mi ha chiamato perché avevo lavorato dal 1990 al 2005 alla Spigadoro; sono rientrato il primo settembre 2014 ed è stato proprio un attimo per me accettare, come se i 10 anni in cui sono stato fuori non fossero mai passati. Siamo ripartiti in pochissimi con persone che credevano profondamente nell’azienda e con grande voglia di fare. Abbiamo fortemente creduto in questo progetto. Per un anno la produzione è avvenuta esternamente presso un altro pastificio a cui fornivamo la semola del molino. A dicembre 2015 è stato riacquistato lo stabilimento e dal primo gennaio 2016 siamo rientrati in azienda”.
Riguardo i lavoratori il manager ha evidenziato che “sono state riassorbite molte maestranze, altre nuove figure sono state assunte tanto che oggi siamo 40 persone rispetto ai 50 che erano in precedenza. Tutte le persone valide sono state riassunte, abbiamo agito liberi dalle pressioni sindacali e politiche, basando la nostra scelta solo sulla qualità”.
Pietro Ercolani (nella foto tratta dalla Gazzetta di Foligno) ha affermato di aver fatto leva “sul marchio del 1822, altamente riconosciuto all’estero, infatti 50 paesi ci hanno dato fiducia” e polemizzato con la città di Foligno che “non ci ha aiutato ma ce la stiamo facendo: abbiamo riorganizzato la produzione, gli impianti elettrici, le certificazioni e ringraziamo i clienti che ci hanno dato fiducia. Siamo soddisfatti ma abbiamo ancora molto da camminare. Credo che fermarsi con centinaia di ordini da evadere sia stato sicuramente un errore, ma siamo riusciti a ripartire e anche con grande soddisfazione. Lo abbiamo fatto in silenzio e le vendite ci stanno ripagando”.
Il manager ha anche rilevato che “il mercato italiano è stato il motivo principale della crisi, la distribuzione complicata e competitiva, il trasporto frazionato in piccole quantità con pagamenti dilazionati, insomma, un mercato in perdita. Oggi all’estero la Spigadoro è un nome di prestigio con la stessa gamma di produzione di un tempo (trafilati al bronzo, senza glutine, biologici), stessa confezione ed immagine che i clienti ci hanno chiesto di non cambiare e che ci sta garantendo le vendite. Stiamo portando il nome di Foligno e dell’Umbria nel mondo, partecipiamo alle fiere alimentari internazionali. Da poco eravamo a Seul Food 2016 per una fiera con produttori umbri”.
Ercolani, sempre attraverso le colonne della Gazzetta, ha sottolineato l’importanza della Spigadoro per l’indotto del territorio, “un indotto importante, dai fornitori agli alberghi, dalle imprese di pulizie a quelle di trasporto , è un bene per il territorio senza dimenticare le famiglie dei dipendenti che ci lavorano. Non abbiamo rapporti con le istituzioni e la politica locale, stiamo camminando con le nostre gambe” e detto che in futuro “aumentando il lavoro all’estero, avremo forse bisogno di figure legate alle vendite. Per quello che riguarda la produzione per ora non abbiamo bisogno di personale, sebbene stiamo ricevendo molte richieste”.