Troppe tasse, Confcommercio Umbria: “L’80% delle imprese rinunciano al business”

“Sono soprattutto le imprese più piccole, quelle che utilizzano immobili di proprietà per l’esercizio della propria attività, ad essere in maggiore difficoltà di fronte alle scadenze fiscali di questi giorni. Ma, più in generale, per la quasi totalità delle imprese del terziario”. Il grido d’allarme viene da Aldo Amoni, presidente Confcommercio Umbria secondo cui “l’eccessivo carico fiscale ha inciso negativamente sulla loro crescita, limitandone la possibilità di fare investimenti e nuove assunzioni.

Gli 80 euro in busta paga e gli sgravi per le imprese non sono una risposta sufficiente per far ripartire i consumi e l’economia”.

“ C’è una sola medicina per far ripartire la crescita- dice Amoni – vanno ridotte le tasse, ma occorre farlo subito e davvero. Le imprese sono allo stremo e invocano dalle amministrazioni locali anche un maggiore sforzo di trasparenza, riguardo alla destinazione delle entrate, e una spending review vera e finalmente efficace”.

Una indagine Confcommercio – Format Ricerche, effettuata in questi giorni (periodo 30 settembre – 1 ottobre 2014) su un campione di imprese del terziario, ne ha documentato lo stato di esasperazione in vista di quello che può essere definito un vero e proprio “ingorgo fiscale di autunno”.

Le imprese, infatti, saranno chiamate a pagare nei mesi di ottobre, novembre e dicembre imposte vecchie e nuove: Tari, Tasi, l’Imu nella sua nuova formulazione. Senza considerare che, negli ultimi due anni (2013-2014), la pressione fiscale ha già inciso in modo significativo sulla crescita di quasi l’80% delle imprese riducendone le possibilità di fare business, di assumere nuovi occupati o di fare investimenti.

Tasi – Il 16 ottobre le imprese, insieme alle famiglie, saranno chiamate al pagamento della Tasi, la nuova imposta che copre i servizi comunali indivisibili (l’illuminazione pubblica, la sicurezza e la manutenzione delle strade, etc), il calcolo del pagamento della quale è incrociato con quello di altre imposte (es. Imu).

Indipendentemente dall’entità del prelievo (ovvero di quanto si pagherà o si presume che si sarà chiamati a pagare) il 61,2% delle imprese giudica molto o abbastanza elevata l’entità dell’impegno che stanno sostenendo dal punto di vista amministrativo e organizzativo per adempiere al pagamento della Tasi. Più nel dettaglio, il 30,4% delle imprese registra un forte aumento dei costi burocratici interni/esterni (quando ad esempio ci si serve di un consulente commercialista) per fare fronte all’adempimento amministrativo, mentre il 30,8% registra un moderato aumento di tali costi. A penalizzare maggiormente queste imprese sono la complessità dell’adempimento amministrativo (59,0%) e l’incertezza su “che cosa bisogna fare” o su “quanto bisogna pagare” (41,0%).

Le imprese del terziario pagheranno la Tasi il 16 ottobre? Un terzo delle imprese, al momento dell’indagine, non si sono dimostrate in grado di rispondere e quasi la metà del campione (il 49,6%) ha affermato che la pagheranno ma con difficoltà.

Soltanto il 15,9% pagherà la Tasi senza alcuna difficoltà . Sono oltre un terzo (34,5%) le imprese che ritengono iniqua la Tasi perché l’entità del pagamento è superiore rispetto alla qualità dei servizi che riceve da parte del proprio Comune.

Tra le imprese del terziario, sono quelle in possesso di un contratto di locazione a temere più delle altre di dover affrontare uno sforzo elevato dal punto di vista amministrativo ed organizzativo per adempiere al pagamento della Tasi (64,6% contro il 61,2% della media nazionale).

Tari – La Tari è la nuova imposta sulla produzione dei rifiuti. Il 64% circa degli imprenditori giudica elevato o molto elevato il peso degli adempimenti amministrativi legati al pagamento della Tari e questo, come nel caso della Tasi, è dovuto sia alla complessità degli adempimenti (52,1%), sia perché non è chiaro che cosa bisogna fare e quanto bisogna pagare (47,9%), ossia a causa dell’incertezza di fronte alla quale si trovano le imprese chiamate comunque a sostenere il pagamento di tale imposta. A questo proposito, fino al momento di svolgimento delle interviste, quasi il 70% delle imprese del terziario non aveva ancora ricevuto i bollettini precompilati per capire quanto e come pagare la Tari e che avrebbero dovuto essere spediti da parte delle amministrazioni dei comuni nei quali si trovano le imprese stesse. L’85,9% delle imprese non ritiene equa l’entità dell’importo che saranno chiamate a pagare per la Tari (percentuale che arriva quasi al 100% per quelle turistiche) ed il 75% si attende un aumento degli importi da pagare con la Tari rispetto alla situazione precedente. In particolare, per quasi 1 impresa su 4 l’incremento atteso sarà di oltre il 100%.

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