Umbra Acque in audizione a Palazzo dei Priori: perdite nelle condutture superiori al 50 per cento ma investimenti in crescita

PERUGIA – Audizione dei rappresentanti di Umbra Acque in Commissione Bilancio a Palazzo dei Priori.

Lo stato dell’arte è stato illustrato dal presidente di Umbra Acque Carini, il quale, in avvio, ha sottolineato che rispetto alle criticità ereditate dal precedente cda, la nuova compagine dal suo insediamento ha intesto principalmente curare con attenzione il rapporto coi sindaci, attivando una maggiore interlocuzione; proprio grazie a ciò si è riusciti ad affrontare il tema dei debiti (circa 18 milioni di euro) di Umbra Acque coi Comuni per i canoni di affitto arretrati delle reti (cui peraltro corrispondeva una pari somma vantata dalla società relativa a crediti per conguagli). Questo problema è progressivamente in via di risoluzione e porterà ad un pagamento pro quota annuale da qui al 2021 congiuntamente al pagamento dei canoni annui che vanno a scadere.

Altra criticità passata era quella degli investimenti, che si fermavano alla cifra di 10 milioni l’anno, insufficienti rispetto alle necessità delle reti; ciò ha portato ad una vetustà delle condotte tale da ingenerare perdite superiori al 50%.

Nel 2016 il livello degli investimenti è cresciuto del 50% (15 milioni) con una quota di 3 milioni specificatamente destinata alla manutenzione ordinaria.

Questi investimenti, purtroppo, non consentono ancora di diminuire la percentuale di perdite, ma quantomeno di mantenerla stabile. E’ in atto un’interlocuzione con Auri per verificare l’opportunità di ampliare le risorse destinate agli investimenti onde procedere ad una riduzione delle perdite nell’ordine del 2% annuo.

Carini ha fatto presente che nel 2017 Umbra Acque ha effettuato 17.500 interventi.

Nucciarelli ha segnalato che non si possono dare segnali negativi alla cittadinanza: se si chiede alla gente di non sprecare acqua non è pensabile poi di continuare a tollerare perdite così ingenti alla rete idrica. “Nessuno chiede miracoli, ma forse servirebbe un’azione mirata nei confronti del Governo in questa progettualità”.

Rosetti ha evidenziato che, nonostante le rassicurazioni del Cda, permangono ancora oggi in Umbra Acque importanti disservizi. Per questo la capogruppo ha chiesto di sapere quali standard di servizi vengono rispettati e quali no, come vengono calcolate le perdite di rete, a quale percentuale ammontano e quanto costano ai cittadini.

Ha inoltre chiesto di sapere quali sia il profitto dell’azienda nell’ambito di questo servizio, tale da giustificare la presenza di un socio privato come acea.

Secondo la capogruppo visto che l’azienda opera sulla base di un piano d’ambito e di un piano economico-finanziario specifico, è assurdo che non sia stata in grado di adempiere al pagamento dell’affitto delle reti verso i Comuni trattandosi di una voce ben nota. Rosetti ha poi chiesto di conoscere le modalità con cui vengono fatte le assunzioni, ad oggi scarsamente trasparenti a suo dire. Chiarimenti ha chiesto sulle consulenze, specie quelle legali.

In conclusione per Rosetti in Umbra Acque permangono troppi misteri, ancora irrisolti.

Il presidente Carini ha risposto ad alcuni quesiti, specificando in apertura di non conoscere i motivi per i quali Acea sia entrata in Umbria Acque. Un dato è certo: dall’anno del suo insediamento quale presidente nell’azienda, una sola volta sono stati distribuiti degli utili tra i soci.

Quanto alle perdite, che ammontano al 52%, Carini ha riferito che le stesse vengono calcolate dalla differenza tra l’acqua immessa nella rete e quella fatturata.

In relazione all’esposizione debitoria della società, la dirigente dott.ssa Moriconi ha chiarito che i problemi di Umbra Acque sono sostanzialmente di carattere finanziario e non economico. Negli ultimi 5-6 anni, infatti, la società ha rivisitato la sua situazione debitoria, con conseguenze proprio sui profili finanziari.

Rispondendo alla consigliera Vezzosi che chiedeva lumi sulle criticità connesse ai tempi troppo lunghi per gli allacci, Carini ha riferito che ciò è stato dovuto a varie ragioni. Fino ad un anno fa l’azienda affidava in appalto il servizio di allaccio. Poi si è deciso, sentiti i sindacati, di reinternalizzarlo. Tuttavia nell’ultimo anno la società ha dovuto fare i conti con un’emergenza idrica in estate ed un’emergenza/gelo in inverno che hanno determinato una dilatazione dei tempi di intervento. Oggi questi sono in riduzione e si attestano sui 45 giorni.

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