Università a Terni, assessore Armillei:”Serve subito un confronto schietto e serrato”

TERNI – Continua la polemica sulla questione Università a Terni. Dopo le diverse prese di posizione da parte dei politici (M5S, PD e Forza Italia), arrivano le dichiarazioni dell’assessore alla cultura di Terni Giorgio Armillei.

Dichiarazioni che giungono a pochi giorni di distanza dalle rassicurazioni di impegno da parte del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Franco Moriconi.

Dura invece la presa di posizione della Presidente della Regione, Catiuscia Marini. Dalla sua bocca non fuoriescono buone parole per la stampa, e soprattutto per i vertici dell’Associazione culturale per Terni città universitaria. La presidente si scaglia contro alcune affermazioni dell’Associazione, ritenendole “ingiuste ed allarmistiche, che proprio non servono a nulla, se non ad allontanare famiglie e studenti dal polo universitario ternano”.

L’assessore alla cultura con una post pubblicato sul suo profilo Facebook annuncia:”C’è un punto bizzarro nella discussione di questi giorni sul polo universitario di Terni. L’Ateneo sembra respingere pregiudizialmente come non ricevibili tutte le proposte che chiedono di aprire una discussione su due strumenti organizzativi per lo sviluppo della presenza universitaria a Terni: la Fondazione per l’Università e la Federazione di Atenei. Eppure non si tratta di proposte improvvisate: se ne parla da almeno 5 anni, dal report della società di consulenza SINLOC sulla presenza universitaria a Terni commissionato dalla Diocesi nel 2012.

E soprattutto si tratta di strumenti schiettamente ordinamentali e non di strumenti speciali o straordinari. La Fondazione è prevista dalla legge 388/2000 e dal DPR 254/2001. La Federazione è prevista dall’art.3 della legge di riforma dell’università (legge 240/2010) e raccomandata dal decreto ministeriale 827/2013 di programmazione del sistema universitario.

La Fondazione CARIT ospitò nel maggio 2015 una interessante lectio magistralis del prof. Etzkowitz, uno dei maggiori esperti internazionali del ruolo economico dell’università, nella quale si teorizzava un rapporto stretto tra università, impresa e governi, tutti, centrali e locali. Nessuno scandalo, nessun attentato all’autonomia, nessun sospetto di ingerenza. Ecco, forse da lì bisognerebbe ripartire con serenità, senza scomuniche e accettando il confronto schietto, anche serrato. Un confronto nello spazio pubblico nel quale contano gli argomenti e non le carte di identità.”

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