Primi vaccini in Umbria, il 27 prime dosi a Spoleto. La nefrologa: ” Ho aderito subito, temo i pregiudizi”

Il 27 dicembre i primi medici e infermieri del servizio sanitario riceveranno le prime dosi del vaccino, prodotto da Pfizer-BioNTech. Mai un vaccino era arrivato in così poco tempo: nemmeno 12 mesi tra il sequenziamento del genoma  del virus e l’immissione nel mercato. In Italia si parte simbolicamente dallo Spallanzani, in Umbria da Spoleto dove saranno vaccinati con 15 operatori sanitari del San Matteo degli Infermi, una quindicina  di ospiti di una Rsa e un paio di medici per ciascuna delle due Asl. Il tir della Pfizer proveniente dal Belgio con le prime 9.750 dosi arriverà in Italia nella notte tra il 25 e il 26 scortato dalle forze dell’ordine. Poi inizierà la distribuzione in tutta Italia  che sarà affidata alle Forze armate, con mezzi di terra a aerei. Il 26 sarà già in Umbria. I primi ad essere vaccinati saranno i sanitari e gli ospiti delle Rsa, poi si passa ad anziani e persone con patologie croniche. Il vaccino funziona nel 95% dei casi, significa che 95 persone sulle 100 che lo ricevono non sviluppano la malattia e vengono difese dai sintomi gravi. E’ una efficacia elevatissima anche perché il 100% di efficacia non esiste. Infatti una minima percentuale di individui per ragioni genetiche o resistenze temporanee non rispondono alla chiamata degli anticorpi. Il vaccino è indicato sopra i 16 anni e non ha controindicazioni particolari. Va bene per anziani, immunodepressi, pazienti con difetti della coagulazione, donne in gravidanza e allattamento. Il prodotto Pfizer-BioNTech  richiede una doppia dose, con un intervallo di 3 settimane. La comparsa di anticorpi avviene entro 6-7 giorni dalla puntura iniziale. Da quel momento l’individuo anche se si contagia sviluppa un’infezione lieve. Non ci sono, così assicurano gli esperti, timori sull’eventuale inefficacia del vaccino contro la variante del Sars-CoV-2 segnalata in Gran Bretagna. La vaccinazione non è obbligatoria per nessuno, a medici e infermieri è stato chiesto se intendono partecipare oppure no. La percentuale di adesione al vaccino da parte del personale sanitario è considerata molto importante. Non solo perché protegge una categoria molto esposta al contagio ma anche per il messaggio di fiducia  oppure di sfiducia  che darà al resto della popolazione, che sarà vaccinata più avanti.  A Spoleto è tutto pronto, o quasi, per questo piccolo anticipo simbolico. C’è timore tra il personale sanitario ? ” Ho aderito subito, ci mancherebbe. Non ho alcun dubbio altrimenti non abbiamo capito nulla”, ha detto al Corriere della Sera di oggi la dottoressa Paola Vittoria Santirosi, nefrologa del San Matteo degli Infermi. Poi aggiunge: ” Mi vaccino anche per dare l’esempio, perché temo che i pregiudizi possano prevalere”.