Terni, muore di tumore giovane donna: per i familiari è colpa di una diagnosi sbagliata

Il primo esame, con una diagnosi di malattia emorroidaria, risale all’agosto 2017. Poi una serie di esami specialistici, accertamenti e visite fino all’estate del 2019 quando emerge la gravità del quadro clinico di V.F., 40enne, ternana.  Ma, a quel punto, per la donna non c’era più nulla da fare, uccisa da un adenocarcinoma diagnosticato quando ormai era al quarto stadio.  Per i familiari ci sarebbero stati dei ritardi nella diagnosi e presunte omissioni. Sulla base di perizie mediche  i familiari hanno avanzato la richiesta di un risarcimento all’Azienda ospedaliera di Terni che però non è andato a buon fine. Ora la battaglia legale si è trasferita in un’aula del Tribunale di Terni dove è stata fissata, per il prossimo 28 giugno, la prima udienza di fronte al giudice Manuela Olivieri. Una causa civile per un danno stimato in circa un milione di euro. La prima visita medica risale al 28 agosto del 2017 quando la paziente si recò all’ospedale Santa Maria perché affetta da “rettorragia”, ovvero la perdita di sangue dall’ano. Sei mesi dopo era tornata a farsi visitare e le era stata diagnosticata una malattia emorroidaria. Nulla di particolare rilevanza. Purtroppo la situazione è andata peggiorando fino a quando nell’estate del 2019, due anni dopo il primo esame, è emersa tutta la gravità con una rettocolonscopia  e una Pet-Tac. Da quel momento in poi tanti cicli di chemioterapia e radioterapia, una colostomia ad inizio 2020 e poi cure palliative fino alla morte sopraggiunta per cachessia neoplastica. La neoplasia, secondo il medico legale nominato dai familiari, era stata rilevata quando ormai era a circa 5 centimetri dall’ano. Secondo la famiglia della donna una diagnosi più tempestiva avrebbe consentito alla paziente di poter aggredire il tumore e sopravvivere. Ora sarà il giudice a stabilire se ci sono state responsabilità.