“migranti si, migranti no”

Profughi in Hotel: a Montebello si divide fra favorevoli e contrari, fra desiderio di accoglienza ed evidente preoccupazione. “Persone sfortunate nate in una parte del mondo sbagliata”. Storici albergatori perugini, professionisti capaci che da oltre cinquant’anni operano nel settore al quale è stato proposto di accogliere una “clientela” particolare e, una volta stabilito il servizio da erogare vista la lunga crisi economica che attanaglia diversi settori, hanno deciso di accettare. Ospitati temporaneamente in attesa di essere destinati ad altri luoghi, controllati e monitorati dai responsabili del progetto che in questo caso è l’Arci il soggetto attuatore. Appena arrivano, viene consegnato loro un kit personale, un cambio, gli vengono impartite lezioni di italiano, vengono monitorati 24 ore su 24 per garantire la sicurezza e qualora, ci fosse un soggetto che violasse le leggi italiane – precisa il coordinatore del progetto Zaher Abu Lebdeh – viene allontanato immediatamente”. In hotel sono oltre trenta le persone ospitate, molti delle quali ancora giovanissime, arrivati da Palermo su “dettami” precisi dettati dal Ministero che assegna in accordo con le Prefetture delle diverse città, una percentuale stabilita in base agli abitanti. “In quarant’anni – racconta Sabrina Taglia, titolare dell’omonimo negozio di articoli da regalo – è la prima volta che capita un evento simile e credo sia naturale una prima reazione di destabilizzazione e allarmismo. “Qui – continua la madre – tutte le persone che conosciamo vengono a raccontarci i propri stati d’animo”. Pamela Nicolini del negozio accanto Simonetta Acconciature, racconta le proprie perplessità e preoccupazioni visto che non si può negare l’effetto sorpresa. Un grosso cambiamento per Montebello, seppure temporaneo, ma pur sempre impattante. A porre l’accento non tanto sulla diversità quanto sulla mancanza di “decoro” invece, è stata la titolare della Farmacia Cruciani, per il solo fatto che transitano a qualunque ora in ciabatte.“ Arrivo destabilizzante che irrompe nelle abitudini e nella quotidianità degli abitanti della zona – racconta Oriana detta “mamma Oriana” titolare insieme a Diego detto “Dieghino” dell’unico bar di “quartiere”. C’è anche chi non ha alcun problema ad accoglierli, sempre che si comportino bene e come gli altri cittadini, nel rispetto e con educazione. “Convergono su Perugia anche perché alcuni comuni si sono rifiutati di ospitarli. Si parla di integrazione, ma prima di pretendere sarebbe stato bene forse informare la comunità dell’arrivo di questi ragazzi che hanno bisogno si di essere accolti, senza però stravolgere l’equilibrio sociale e la sicurezza di un quartiere”.
​Amantine

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