Imu agricola, Smacchi (Pd): “I nostri Comuni siano tutelati anche con nuovi criteri”
“L’auspicio è che si faccia un passo avanti verso la positiva soluzione della brutta vicenda relativa all’Imu
agricola, da pagare, sospesa dal Tar, ma ormai giunta a cinque giorni dalla scadenza”. Così il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd), a seguito della “riunione della seconda sezione del Tar del Lazio, convocata oggi per entrare nel merito del provvedimento, dopo la sospensiva di dicembre”.
“Il tribunale – fa sapere Smacchi – ha deciso che sarà un’udienza ad entrare nel merito dei ricorsi dei Comuni. Domani si deciderà sulla sospensiva e l’udienza sui ricorsi dovrebbe essere fissata in tempi rapidi. La speranza – aggiunge – è che arrivi una boccata d’ossigeno per tutti i Comuni fino a 600 metri sul livello del mare, finora esclusi dall’esenzione prevista per i terreni montani. Un provvedimento terribile per l’Umbria”.
“Gli esempi più eclatanti di esclusione dall’esenzione – commenta Smacchi – sarebbero quelli di Preci, in Valnerina, con i suoi 596 metri, Fossato di Vico (58). Ma resterebbero fuori anche Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Gubbio, Costacciaro, Scheggia e Pascelupo, Sigillo e Foligno, nonostante abbia una buona parte del suo territorio di origine prettamente montana”.
Smacchi auspica quindi che “il Tar ristabilisca un principio di giustizia e di realtà, non negando l’esenzione ai terreni montani. Ora però – puntualizza il consigliere regionale – la nostra attenzione si sposta sul decreto che sta scrivendo il Governo: un documento che doveva uscire dal Consiglio dei ministri di ieri, ma che poi è stato rimandato, in attesa della sentenza. Per il 2015 – aggiunge – la classificazione alla base dell’esenzione dovrebbe riprendere quella dell’Istat, che divide i Comuni in ‘montani’, che saranno esenti, ‘semimontani’, in cui saranno esenti i terreni dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli, oppure ‘non montani’, dove non è prevista esenzione. Su tutto questo il Governo dovrà prestare la massima attenzione, perché anche con la riscrittura normativa non mancherebbero i problemi. Con i nuovi criteri si creerebbe infatti un buco di bilancio, dovuto da entrate minori (dai 350 milioni di euro previsti a 260). Ma è anche surreale – conclude – l’eventuale cambiamento delle regole a qualche giorno dalla scadenza fissata”.