Informazione, Squarta (Fdi): “La giuria popolare contro l’informazione è una minaccia alla libertà di stampa”

PERUGIA – “Quattro giornalisti umbri hanno ricevuto minacce nel 2016. Fare informazione è una cosa seria e la pubblicazione delle notizie, sul web e sulla carta stampata, aiuta a comprendere la complessa società in cui viviamo. E’ per questi motivi che la proposta del leader del M5S, Beppe Grillo, riguardo l’istituzione di una “giuria popolare” contro le “balle” di stampa e tv, è una minaccia alla libertà dei cronisti”.  A dirlo è il consigliere regionale Marco Squarta (Fdi) che aggiunge: “Il “tribunale del popolo” può forse andar bene per alcuni reality ma è una formula che non viene utilizzata neppure per i talent show dove cantanti e ballerini vengono giudicati da professionisti esperti. Il popolo, insomma, non può essere giudice di un mestiere
difficile come quello dei cronisti: 412 di loro, in Italia, hanno subìto minacce, intimidazioni e danneggiamenti nell’ultimo anno – secondo l’osservatorio Ossigeno per l’informazione – quattro episodi sono avvenuti nella nostra regione”.

“Chi si ritiene danneggiato dagli organi d’informazione ha già gli strumenti per difendersi come il diritto alla rettifica, la querela per diffamazione (gratuita e talvolta strumentale) e la richiesta di risarcimento danni (ciò a cui sono più sensibili gli editori). Sarebbe un errore imperdonabile fingere di dimenticare il contributo offerto dal giornalismo d’inchiesta al nostro Paese. Preservare, dunque, l’autonomia e l’indipendenza della stampa è un dovere della politica che a mio avviso non si impegna abbastanza per impedire il carcere ai cronisti. Fortunatamente sono sempre di meno i giornalisti che finiscono dietro le sbarre ma soltanto subire una condanna penale è lesivo della libertà di espressione, diritto costituzionalmente e universalmente riconosciuto. Credo che il ruolo del giornalismo sia quello di informare i lettori con fatti sempre verificati.  Riguardo i falsi che circolano in rete e sui social-network, però, non possiamo certamente prendercela con la stampa. Troppo spesso è proprio il web, rappresentato dal popolo virtuale e dai leoni della tastiera, a diffondere notizie non verificate. Verità e bufale in internet si confondono. E’ in questo segmento che deve intervenire la legge: lo spazio comune della rivoluzione democratica va preservato ad ogni costo”.

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