Jobs act e legge di stabilità, la Uil Umbria fa il punto insieme a Guglielmo Loy

Il Jobs act e la legge di stabilità sono stati i temi al centro del consiglio regionale di Uil Umbria che si è svolto venerdì 17 ottobre all’Etruscan chocohotel a Perugia. A introdurre e moderare i lavori Claudio Bendini, segretario confederale di Uil Umbria, accompagnato da Guglielmo Loy, segretario nazionale di Uil, che ha tracciato la linea e la posizione del sindacato rispetto alle due misure.

“Parliamo – ha detto Loy – di due provvedimenti ancora oggi ‘fantasma’. Giornali e osservatori stanno discutendo di due strumenti legislativi di cui il primo, il Jobs act, è una delega generica che non chiarisce molte cose e non precisa alcuni interventi di cui si parla. Jobs act, approvato al Senato, dice al governo di intervenire su tre argomenti, ammortizzatori sociali, politiche per l’impiego e flessibilità – precarietà, ma non come farlo. Noi pensiamo che sia giusto intervenire per ridurre l’incertezza per i lavoratori quando vengono assunti, porre un giusto equilibrio tra le esigenze aziendali di flessibilità e garanzie di stabilità nel tempo, soprattutto per i giovani ma non solo. Quindi, un contratto nuovo che assorba le tipologie spurie e sporche, le finte collaborazioni e partite iva, e l’eccesso dell’uso dei contratti a termine va bene, fermo restando che alla fine di un periodo, da verificare, le persone devono trovare stabilità”.

“Sugli ammortizzatori – ha proseguito Loy –, tema delicatissimo, perché oggi in Italia riguarda 4 milioni di persone, pensiamo che si debba intervenire e migliorare ma non facendo un’operazione per cui tolgo a qualcuno per dare a qualcun altro, quindi l’idea di ridurre la cassa integrazione per allungare di qualche mese l’indennità di disoccupazione non è un’operazione indolore”. Poi la  Legge di stabilità. “Rispetto a quanto prevede in merito al Trattamento di fine rapporto (Tfr) – ha detto Loy –, così come è presentata sui giornali, perché girano bozze senza conferma che siano il testo autentico, è la più grande operazione di cassa a favore dello Stato fatta negli ultimi mesi. Il lavoratore non ci guadagna, a malapena se va bene pareggia se lascia il Tfr in azienda, ma significa che la sua pensione sarà più bassa del 20-30 per cento dell’ultimo stipendio. Speriamo che il provvedimento sul Tfr lasci la volontarietà al lavoratore di scegliere se averlo o meno in busta paga e che per chi opta per un fondo pensione non sia taglieggiato dallo Stato”.

Sulla Legge di stabilità anche un parere positivo. “Convince la stabilizzazione del cosiddetto bonus degli 80 euro, non ci piace che non venga rispettata la parola data dal presidente del consiglio estenderlo ad altri lavoratori e pensionati. Non ci convince l’operazione che riguarda Regioni e Comuni, ennesima di tagli lineari che non premia le istituzioni virtuose, non colpisce quelle inefficienti e si trasformerà in un’azione di cassa sui contribuenti, con aumento di addizionali regionali e comunali e dei ticket, o, peggio, in riduzione dei servizi erogati”.

“Una gravissima conferma della Legge di stabilità – ha proseguito Loy – è che quasi 4 milioni di lavoratori pubblici avranno per il sesto e settimo anno bloccate le retribuzioni, il che vuol dire un calo del potere di acquisto di milioni di persone”.

Quindi le azioni che Uil intende mettere in campo. “Dobbiamo convincere gli italiani – ha concluso Loy – che si tratta di politiche sbagliate, fare delle azioni, meglio se di concerto con gli altri sindacati, verso l’opinione pubblica, perché l’unico argomento che ha presa è il fatto che in molti comincino a considerare negativa la politica economica del governo, e rafforzare le iniziative nelle piazze, davanti alle prefetture, alle sede dell’Inps, per dimostrare che le grandi conferenze stampa del presidente del consiglio nascondono un’operazione semplice: togliere ai poveri per dare qualcosa ai ricchi”.

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