Occupazione, Umbria in linea con la media nazionale: +1 per cento

PERUGIA – L’occupazione in Umbria cresce, aumentando di tremila unità rispetto al primo trimestre 2015. Un risultato importante, salutato con favore dal vicepresidente della giunta regionale Fabio Paparelli.  “L’incremento fatto registrare in Umbria con un più 1% è un ulteriore segnale incoraggiante – sottolinea Paparelli –  sostanzialmente in linea con la media nazionale (+1,1%), nonché delle regioni centrali (+1%) e del Nord del Paese (+1,2%). La Regione – aggiunge –  sta lavorando costantemente per consolidare la crescita e aumentare l’occupazione attraverso nuove politiche industriali e una legge per il lavoro che risponda in maniera puntuale ai fabbisogni di lavoratori e imprese oltre che alla qualificazione delle competenze professionali spendibili sul territorio”.

“Questo avviene – spiega – attraverso processi di miglioramento dell’efficacia e della qualità dei servizi per il lavoro, sostenendo l’incontro tra domanda e offerta di professionalità, per offrire alle persone disoccupate iscritte ai Centri per l’impiego regionali strumenti di politiche attive del lavoro per accrescere le loro competenze in linea con le esigenze del sistema produttivo locale e favorire l’ingresso stabile nel mondo del lavoro. Non da ultimo – ricorda -, il recente bando ‘Cresco’ è in grado di promuovere e sostenere finanziariamente meccanismi virtuosi in cui un’impresa che intende assumere seleziona in collaborazione con i Centri per l’impiego i candidati disoccupati in base al merito, poi attiva percorsi formativi brevi e tirocini con incentivi ad assumere sommabili a quelli del Job-Act attraverso un bonus regionale a fondo perduto che può variare da 5 mila a 10 mila euro”.

Secondo i dati Istat, la crescita ha riguardato principalmente l’occupazione alle dipendenze (262.000, + 4.000 unità); di contro è rimasta invariata la componente autonoma (93.000). A generare la crescita occupazionale sono stati i servizi (179.000, +8.000) e l’agricoltura (11.000, +3.000); in calo il comparto del commercio e ricettività (69.000, -7.000, dovuto anche alla stagionalità) e quello delle costruzioni (25.000, -1.000); stabile l’occupazione del manifatturiero (71.000). Più in particolare la crescita dei servizi ha riguardato unicamente la componente alle dipendenze; quella dell’agricoltura è il risultato di una crescita di entrambe le componenti. Nel commercio il calo è presente principalmente per i dipendenti mentre nelle costruzioni al calo dei dipendenti corrisponde una lieve crescita dell’occupazione autonoma. A seguito di tali dinamiche, il tasso di occupazione umbro è salito al 62,5% (+1 punto) risultando superiore oltre che al dato medio nazionale (56,3%) e anche a quello delle regioni centrali (61,2%); il gap verso il Nord si conferma posizionandosi però a 2,5 punti (65%).

“La flessione della disoccupazione inoltre appare alquanto più marcata del 2015 – spiega il vicepresidente –  è infatti scesa a quota 40.000, ben 10.000 in meno rispetto al I trimestre del 2015. E ad aver prodotto metà del calo sono stati gli ex occupati (21.000, -5.000) seguiti da coloro che sono alla ricerca di un primo impiego (9.000, -3.000) e in ultimo dagli ex inattivi”. “A seguito di ciò il tasso di disoccupazione è passato dal 12,5% del primo trimestre 2015 al 10,2% – conclude Paparelli –  un valore ancora distante dai valori precrisi ma inferiore alla media della ripartizione di appartenenza (10,7%); anche il gap verso il dato medio del Nord del paese (8,1%) si è notevolmente ridotto”. Secondo i dati Istat la crescita dell’occupazione ha interessato sia gli uomini (198.000, +2.000) che le donne (157.000, +1.000); per entrambi è stata prodotta unicamente dalla componente alle dipendenze (139.000 per gli uomini e 123.000 per le donne, +3.000 per i primi e +1.000 per le seconde); di contro la componente autonoma è rimasta stabile a quota 60.000 per gli uomini e 33.000 per le donne.  Il calo della disoccupazione ha riguardato sia uomini sia donne e risulta particolarmente rilevante per le donne (18.000, -7.000 le donne e 22.000, -4.000 gli uomini).

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