Perugia, appello degli accademici contro la manifestazione di Casa Pound

PERUGIA – Appello di accademici contro la manifestazione di Casa Pound a Perugia. A firmarlo Salvatore Cingari, Mauro Volpi, Enrico Terrinoni, Elisa Fiorucci, Annalisa Volpone, Alessia Fiorillo, Manuel Anselmi, Renato Tomei, Carlo Belli, Fabrizio Scrivano, Piera Margutti, Roberto Dolci, Andrea Maori, Filomena Laterza, Laura Diafana,  Gianluca Gerli, Daniela Francisci, Mauro Pichiassi, Derek Boothman,  Maristella Pitzalis, Livio Fanò, Enza Caruso,  Paola Falteri, Matteo Duranti, Scilla Passeri, Federica Lanzi, Giulia Vitali, Flavia Baldassarri, Daniela Gigante, Giorgia Ballarani, Simone Pacetti, Aurora Caporali, Giovanna Scocozza, Daniele Parbuono, Fabrizio Pompei, Roberta Pompili, Carlo Cardellini, Valeria Marsili, Andrea Capotorti, Cristina Montilli, Stefania Tusini, Manuela Casasoli, Stefano Anastasia, Federico Batini, Irene Scierri, Michele Capurso e Roberto Vetrugno.

“Come accademici e studiosi – dicono – intendiamo denunciare i valori portati avanti dal movimento di Casa Pound che il 16 dicembre manifesterà nella nostra città di Perugia. La crisi sociale che precipita sempre più in basso, frutto di un capitalismo neo-liberista che accresce le diseguaglianze, togliendo speranza e futuro ai giovani, schiacciati dai fantasmi della disoccupazione e della distruzione del welfare state, produce il ritorno di valori regressivi come il razzismo, la xenofobia, la mixofobia, l’omofobia, il maschilismo. L’insicurezza che assale i soggetti spinge a sfogare la paura e la frustrazione contro coloro che percepiamo ancora più deboli. In assenza di una soggettivazione di classe che incanali la rabbia contro l’elite economica che sta acquisendo privatamente la gran parte delle risorse economiche, depredando i beni pubblici e comuni, la protesta si rivolge sterilmente ed inumanamente contro gli stranieri, i migranti, i devianti, considerati responsabili del cosiddetto “degrado”. Lo stesso atomismo competitivo che anima il neo-liberismo, veicolato dall’industria culturale, viene da movimenti come Casa Pound e Forza Nuova rideclinato in chiave collettiva come sistema di esclusione della diversità culturale ed etnica, richiamandosi ad un identitarismo nazional-popolare fuori dal tempo, ma funzionale al depistaggio cognitivo utile ad assolvere i veri responsabili della crisi (investitori finanziari, azionisti delle multinazionali e tutti i politici e professionisti ad essi asserviti nelle varie oligarchie cittadine, in genere composte da “purissimi” italiani)”.

“In tal modo risorge ciò che non si può chiamare che in un modo: il fascismo, che si addensa inquietante all’orizzonte futuro dell’aggravarsi della crisi, come avvenne negli anni trenta. Per questo è necessario che la città di Capitini, la Perugia multietnica e democratica, e la regione di San Francesco dicano un secco no a questo ritorno al passato, riaffermando i valori della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza”.

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