Perugia, tanta gente alla veglia di preghiera per i giovani del cardinale Bassetti

PERUGIA – Anche quest’anno l’invito della Pastorale giovanile diocesana di Perugia-Città della Pieve a vivere la tradizionale Veglia di preghiera d’Avvento con il cardinale Gualtiero Bassetti, nella cattedrale di San Lorenzo, la sera del 15 dicembre, è stato raccolto da centinaia di ragazzi e ragazze. Tema dell’incontro: “Dio, rifugio e fortezza” tratto dal Salmo 46, che ha ispirato le intenzioni di preghiera di alcuni giovani durante l’adorazione eucaristica. Preghiere che hanno richiamato a riflettere su situazioni e esperienze di vita dell’umanità del nostro tempo: i Paesi in guerra, i profughi e i migranti, i martiri per la fede, le vocazioni e il non avere paura di avvicinarsi a Dio. I giovani hanno pregato anche per e la Chiesa e i suoi pastori e per i terremotati del Centro Italia.

Proprio sul sima, che continua a creare tanti disagi, preoccupazioni e insicurezze, il cardinale, a conclusione della Veglia, ha rivolto ai terremotati, che ha incontrato di recente con i vescovi dell’Umbria, il suo pensiero e la sua vicinanza. «Sono stato molto colpito nel visitare Sanpellegrino, la frazione di Norcia più disastrata e ridotta a un cumulo di macerie – ha detto il presule –, dove sono rimaste una sessantina di persone che vivono in una grande tenda con tutti i disagi che questa situazione arreca loro».

Una “lezione” di speranza da un anziano terremotato e il “viaggio di nozze” di due sposi a Norcia, esempi anche per i giovani.

«Nel dire “come era bello Sanpellegrino” – ha commentato il cardinale – ho avuto una “lezione” di speranza da un anziano, che mi ha detto: “Perché lei dice ‘era bello’, il nostro paese è bello perché risorge”. Da questa risposta ho capito che cosa è la speranza. La speranza non è un vago sentimento con cui si spera qualcosa, la speranza è la certezza che qualcosa si realizza. La speranza che illumina il nostro Natale è la gioia di sapere che Dio è con tutti gli uomini che oggi soffrono, ma che ritorneranno a ricostruire case, chiese e una vita il più possibile serena. Dio è purissimo spirito, non ha occhi e non può piangere, non ha mani e non ci può accarezzare», ma «nella sua tenerezza infinita – ha ricordo il presule –, per poter piangere come noi, accarezzarci e consolarci, si è fatto uomo. Ecco il Natale, ecco il mistero dell’incarnazione.

Cari giovani, preparatevi al Natale con questo stupore, con questa ammirazione profonda per dire al Signore grazie per essere diventato uno di noi per poter piangere accanto a noi». Il cardinale ha anche raccontato ai ragazzi l’esperienza di una coppia di sposi, che «ha scelto di fare il viaggio di nozze a Norcia per stare accanto ai terremotati. Sono volontari Caritas, ma della loro testimonianza di vita al servizio del prossimo, che anch’essa trasmette speranza, i media non ne parlano».

L’incontro con il papa emerito Benedetto e il regalo di otto “baci” a papa Francesco.

Il cardinale Bassetti, all’inizio della Veglia, si è rivolto ai partecipanti raccontando come aveva vissuto la giornata, recandosi al mattino a Roma alla Congregazione per i Vescovi. In Vaticano aveva fatto visita al papa emerito Benedetto, che ha chiesto di salutargli la città di Perugia, e lasciato un piccolo dono a papa Francesco per il suo ottantesimo compleanno. «Ho portato al Santo Padre – ha detto il cardinale – un sacchettino con otto “baci” (i noti cioccolatini, n.d.r.), una copia della sua lettera apostolica Amoris Laetitia stampata dalle Edizioni La Voce, il nostro settimanale, e una copia del libretto della Veglia di questa sera, così da potersi unire alle nostre preghiere».

«Quando si ha poca fede si ha paura».

Dopo la testimonianza di fede di un seminarista e la lettura del Vangelo di Matteo (Mt 14, 22-33), che narra l’episodio in cui Gesù cammina sulle acque e l’apostolo Pietro è con lui ma ha poca fede e dubita del Signore, il porporato ha tenuto l’omelia. Ha esordito dicendo: «Cari ragazzi abbiate il coraggio di guardarvi dentro e vi chiedo un passo ulteriore che anch’io ho fatto quando, tornando dalla Visita pastorale, mi sono messo dinanzi a questo Vangelo per meditare e ho scoperto, andando a fondo su questa Parola di Dio, che ciascuno di noi si chiama Pietro. Io, per primo, sono Pietro e sto andando affondo perché mi ritrovo nella poca fede di Pietro e quando si ha poca fede si ha paura. Anch’io – ma ciascuno di voi questa sera personalizzi questo “io” – ho pensato che il “vieni” di Gesù rivolto a Pietro mettesse tutto a posto e in sicurezza.

Ecco il punto debole della mia vita, del mio chiamarmi Pietro… Mi sono anche fidato, ma la fede non mi ha fatto camminare al sicuro, l’acqua non è diventata cemento. La fede fa camminare in mezzo alle difficoltà, ma io ho capito che l’unica sicurezza in quel momento era una persona, era Gesù, Lui soltanto. Non avevo capito che la fede non dispensa dalla fatica…, ma svolge un ruolo ben più importante, perché è proprio la fede a dare senso al mio cammino. La parola di Gesù “vieni” non mi rende un privilegiato, ma è soltanto una bellissima chiamata ad affrontare il cammino della mia vita. Abbiamo anche capito e siamo felici che a tutto c’è un’unica soluzione ed è quel grido di Pietro: “Signore salvami!”. Questo grido lo voglio capire bene e lo voglio ripetere spesso, perché so che non mi salvo da solo».

«Siamo tutti sulla barca di Gesù».

Il cardinale, avviandosi alla conclusione e rivolgendosi ai giovani, ha detto: «Se avete ascoltato bene questa Parola, se l’avete fatta vostra, è un momento importantissimo, dolcissimo, perché siamo tutti sulla barca di Gesù, che in questo momento è la nostra cattedrale, e non facciamo tante distinzioni tra noi. Siamo tutti uguali, tutti fragili, ci chiamiamo tutti Pietro e tutti con i nostri dubbi e con le nostre paure e la nostra poca fede, ma abbiamo la certezza che su questa barca dove siamo saliti c’è Gesù. Tutti piccoli, tutti poveri, ma nello stesso tempo tutti grandi se, come abbiamo ascoltato dal Vangelo, diciamo: “Tu per me sei veramente il Figlio di Dio”. Ragazzi, ve lo dico con forza, solo con questa confessione, potremo sentirci veramente al sicuro e al riparo da tutti. Siamo sulla barca, i venti ci sono, le acque sono paurose, ci sono le tenebre della notte, ma sulla barca della nostra vita siamo insieme e con noi c’è Gesù».

La Veglia d’Avvento è stata animata dal coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo” e prossimo appuntamento in cattedrale dei giovani con il cardinale Bassetti, sarà la sera del 6 aprile, alla Veglia di preghiera di Quaresima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.