Politica, Ricci (Rp): “Umbria sotto sopra”
PERUGIA – “Umbria ‘sotto sopra’. Mancano all’appello 15mila posti di lavoro e la Regione cita Confindustria che proclama la ripresa. Ma dove? Non si sa. Il 12 per cento degli umbri è
ridotto allo stato di povertà”. Così il consigliere regionale Claudio Ricci (Ricci presidente) che aggiunge: “oggi pomeriggio tutti al capezzale di Sviluppumbria (partecipata a cui la Regione fa gestire molto) con conferenza stampa ‘riparatrice’, ma nulla, ormai, funziona: dai voli che non partono all’aeroporto, ai 500mila euro dati ad una compagnia aerea che non aveva le autorizzazioni per volare. Paradossale. Poi ci mancava la promozione turistica dell’Umbria fatta con l’immagine della Toscana. Semplicemente comico”.
“La Ferrovia centrale umbra, dopo 100 anni, è chiusa, ma l’assessore, in Aula, ci corregge dicendo che si tratta di ‘interruzione temporanea’. Contento lui, ma per quanto? L’unico treno accettabile è quello che ha portato Matteo Renzi in Umbria. Per il resto l’Alta velocità ferroviaria non arriva. Intanto la Corte dei Conti apre un’inchiesta sui buchi finanziari di Umbria TPL e Mobilità SpA. Silenzio”.
“Il tutto – commenta Ricci – mentre non si sa più dove mettere i rifiuti (indifferenziati), le società partecipate sono 57, sprechi e inefficienze non si contano e in sanità 2 euro su 10 sono utilizzati male mentre si aspettano mesi e mesi per visite ed esami. Ma più di questo cosa deve fare la Giunta regionale, agli umbri, per essere dimessa? La inadeguatezza dell’Amministrazione regionale è disarmante – continua – e forse ‘l’allarme rosso’ del 2015 (avrebbero perso le elezioni senza una legge regionale, palesemente illegittima, che impediva il ballottaggio) non è
stata capìta”.
Per Ricci, “l’arroganza politica imperversa, vogliono pure un nuovo direttore generale con il 10 per cento in più di stipendio, per mettere pace fra i litigi politici (per le poltrone), in barba alle famiglie che soffrono. La fine del regime è vicina e molti già si preparano, nella più classica delle situazioni italiane, a ‘cambiare cavallo’ saltando sul carro del cambiamento. Ovviamente se potranno – conclude -, perché saltare sul carro, in corsa, è sempre più pericoloso, di questi tempi”.