Regione, la responsabile degli Affari europei della Conferenza dei presidenti delle Assemblee in Prima commissione

PERUGIA – Sopra Palazzo Cesaroni sventola sempre di più la bandiera europea. La Prima commissione dell’Assemblea legislativa ha ascoltato in audizione Costanza Gaeta, responsabile dell’area “Affari europei ed internazionali” della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative per una informativa in merito al “Programma legislativo annuale 2016 della Commissione europea”. Il programma annuale, è stato spiegato, viene approvato in ottobre e delinea atti ed ambiti di intervento per l’anno di riferimento. Dal gennaio successivo inizia l’iter di regolamenti, direttive e altre normative comunitarie. Le Regioni devono tenere conto di queste tempistiche per poter formulare pareri o richiedere modifiche su singoli atti prima che essi siano definitivamente approvati dalle istituzioni europee. Si tratta però di una procedura che poche Regioni riescono a rispettare, finendo per esprimersi sul programma solo a maggio, quando l’iter degli atti previsti è già avviato.

“Gran parte della legislazione italiana – ha spiegato Gaeta – deriva dalle normative europee, quindi un consigliere regionale deve conoscere una normativa europea che impatta direttamente sul territorio, dato che egli dovrebbe dar conto dell’incidenza di queste norme anche al proprio elettorato. Senza consapevolezza della normativa europea è poi inevitabile recepirle, senza possibilità di modifica. Le Regioni spesso non recepiscono l’ordinamento europeo o lo recepiscono male, questo porta all’apertura di procedure di infrazione contro lo Stato: nella Finanziaria 2013 è stata introdotta la possibilità, da parte del ministero dell’economia, di rivalersi sulle Regioni, anche tagliando direttamente sulle quote di trasferimenti nazionali. La sanzione per l’infrazione può arrivare a 9milioni di euro, con penalità di mora di decine di migliaia di euro al giorno.  L’interlocuzione tra la Regione e il Parlamento europeo non riguarda soltanto la trasparenza e l’informazione ai cittadini, ma anche la possibilità di individuare gli aspetti problematici per elaborare proposte di modifica. La Regione dovrebbe dunque studiare il programma annuale per poi decidere come dialogare e chiedere eventuali modifiche; se più Regioni avanzano la stessa richiesta insieme aumenta poi la possibilità di essere accolta”.

“Per fare in modo che atti e leggi comunitari siano compresi, partecipati con le categorie sociali ed economiche e possano essere proposti emendamenti è necessario avvalersi di funzionari e tecnici qualificati, vista la complessità delle materie trattate. L’Ufficio studi del Senato potrebbe essere una utile interfaccia e stiamo cercando di attivare una collaborazione stabile. Andrebbero elaborati dei dossier in cui mettere in evidenza gli aspetti di interesse regionale, da approfondire attraverso le strutture delle singole Regioni e con audizioni con le categorie. Le Commissioni consiliari regionali potrebbero poi elaborare risoluzioni con cui impegnare la Giunta a farsi carico di proporre le modifiche individuate. Ci sono tre sistemi per inviare osservazioni, inoltrandole: al Governo nazionale (entro 30 giorni), alle Camere (ad esempio alla Commissione Affari Europei del Senato), ai parlamentari europei, al Comitato delle Regioni, alla Giunta regionale affinché le trasmetta attraverso il presidente”.

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