Riduzione organici in Carcere: “Scelta scellerata”

TERNI – Si è svolta in data 24 maggio la festa per il 201° anniversario della fondazione del corpo di Polizia Penitenziaria presso la casa circondariale di Terni, a cui hanno partecipato le alte cariche istituzionali civili, militari e religiose della città, nonché i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria.

In un discorso toccante e impegnato, il direttore del carcere di Sabbione ha ricordato quanto sia importante l’impegno e l’abnegazione delle lavoratrici e dei lavoratori della polizia penitenziaria che, spinti dall’alto senso morale, diventano per certi aspetti  insostituibili.

Sulla stessa linea anche il comandante di reparto, che nel suo intervento ha richiamato le difficoltà, anche in termini di numeri, in cui opera il corpo di polizia penitenziaria, sottodimensionato rispetto alle reali esigenze di sicurezza.

«Questa organizzazione sindacale – scrive in un comunicato la Fp Cgil Terni – non può fare altro che prendere atto dei numeri e delle scelte scellerate di riduzione degli organici operate dagli ormai ex ministri della Giustizia e Funzione Pubblica, Orlando e Madia, contro le quali abbiamo manifestato unitamente altre sigle sindacali».

«Purtroppo – afferma Giorgio Lucci, segretario Generale FP Cgil Terni – i tecnici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria hanno ragionato in termini di tagli al personale incondizionati e privi di riscontri oggettivi, senza conoscere le reali esigenze di tutto il comparto, mettendo di fatto a rischio le politiche di sicurezza delle carceri italiane e della vita stessa dei detenuti. Un minor controllo da parte della polizia penitenziaria – prosegue Lucci – significa infatti un maggior numero di atti auto-lesivi e soppressivi della vita umana, da parte dei detenuti, e un maggior aggravio di lavoro e di stress correlato da parte degli agenti del corpo di polizia penitenziaria. Noi abbiamo sempre criticato nel merito queste decisioni, contribuendo in modo costruttivo alle richieste fatte dalle lavoratrici e dai lavoratori della polizia penitenziaria».

 

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