Balletto tra Regione e Provincia: cittadini rimpallati da un ufficio all’altro. Il caso della Valnerina

“Quando due elefanti lottano a rimanere schiacciata è l’erba”. Non sbaglia il proverbio africano e ben si addice a quanto sta accadendo tra Regione Umbria e Provincia di Perugia solo che, in questa lotta di competenze, a rimetterci, sono i cittadini, soprattutto quelli che risiedono nelle aree più marginali.

Molti cittadini, soprattutto anziani, stanno vivendo una situazione kafkiana  costretti a muoversi in una giungla inestricabile di burocrazia, spesso rimpallati da un ufficio all’altro. L’ultimo esempio – ma la serie potrebbe essere più lunga – è il ritiro delle licenze di attingimento per uso irriguo relative al 2016. Si tratta di licenze che vengono rilasciate annualmente (fino allo scorso anno dalla provincia di Perugia, quest’anno dalla Regione Umbria) a coloro che devono annaffiare orti o colture. Molti di coloro che fanno richiesta sono pensionati (anche ultrasettantenni) che coltivano piccoli orti per uso personale o familiare.

Ebbene, la novità di questi giorni è che le licenze di attingimento (presentate presso gli sportelli decentrati della Provincia di Perugia nel  febbraio scorso) non possono più essere ritirate in questi sportelli né – tanto meno – spedite. L’unico modo per ritirarle – secondo le ultime disposizioni – è recarsi a Perugia portando una marca da bollo da 16 euro. Inoltre,  anche tutti coloro che hanno inviato la richiesta di licenza di attingimento tramite Pec devono riconsegnare la domanda in formato originale con marca da bollo allegata.

È il caos: malcontento, lamentele e disagi soprattutto per coloro che risiedono nelle aree marginali come, ad esempio, la Valnerina dove  comuni come Cascia, Preci, Norcia distano 100 chilometri dall’acropoli perugina mentre  Sant’Anatolia, Scheggino, Vallo di Nera  ben 70.  Disagi, tuttavia,  si registrano anche nelle altre realtà umbre e appare davvero assurdo che fino allo scorso anno la Provincia sia riuscita a fornire questo servizio ed oggi la Regione (che potrebbe contare – ad esempio – sul personale delle Comunità Montane) non riesca a sbrogliare la matassa se non penalizzando ulteriormente i cittadini  costringendoli a spostamenti verso il capoluogo, a spese aggiuntive e a notevoli perdite di tempo. Tra l’altro molti sono anziani e per raggiungere Perugia dovrebbero farsi accompagnare da qualche familiare o amico.  Si rischiano sanzioni amministrative pecuniarie da 3.000 a 30.000 euro o, nei casi di particolare tenuità, multe da 300 a 1.500 euro.

E questa sarebbe l’ #Umbriasemplice amica dei cittadini?  Questa sarebbe la Regione al top della classifica nazionale in quanto a digitalizzazione della Pubblica Amministrazione? Questo sarebbe il modo per ‘alleggerire i cittadini restituendo loro il tempo sottratto da oneri e adempimenti burocratici’? Questo sarebbe il modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini umbri?

Forse è il caso di fermarsi un attimo a riflettere su come uscire da questo pantano al fine di riorganizzare i servizi in maniera più efficace ed efficiente, senza incertezze, senza continui e repentini cambiamenti di rotta che creano innegabili disagi a scapito di cittadini e territori che si sentono bistrattati  e depauperati dei loro diritti fondamentali.

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