Sla, Squarta (Fdi): “Assistenza inadeguata per i malati, serve un salto di qualità”

PERUGIA – “La Regione Umbria prevede tre tipi di assegni di sollievo per i malati di Sla, 400, 800 e 1200 euro: la prima fascia però risulta del tutto insufficiente mentre andrebbero potenziate e incrementante le altre due, adottando inoltre le politiche già operative in altre Regioni, in cui è prevista una assistenza domiciliare e specifica per ogni diverso paziente, anche per i malati con ventilazione meccanica invasiva ed alimentazione artificiale. Soggetti per i quali le Regioni limitrofe garantiscono assistenza h24 con specialisti medici”. Lo afferma il consigliere regionale Marco Squarta (FdI) auspicando che la “la battaglia in favore di questi malati possa essere condivisa da tutte le forze politiche presenti nell’Assemblea legislativa, affinché l’Umbria possa fare un salto di qualità da questo punto di vista”.

Squarta spiega di aver “appreso dalla stampa delle denunce di alcune associazioni dei malati di Sla che lamentano di essere stati lasciati soli ad affrontare la malattia, con un sistema sanitario carente nel gestire questa patologia. Ho potuto personalmente riscontrare, parlando con malati e loro familiari, che purtroppo in Umbria c’è ancora molto da fare”. “L’attuale centro di riferimento, situato presso l’azienda ospedaliera di Perugia, – continua il consigliere FdI – ha solo 50 mila euro all’anno di budget, ed utilizza anche dipendenti che vengono impieganti anche per altre necessità dell’ospedale. Ciò che manca davvero è un raccordo tra questo centro e le strutture territoriali, motivo per cui spesso questi malati si sentono privi di punti riferimento. È dunque necessario che l’azienda ospedaliera e le Asl affrontino subito questa situazione, iniziando a dialogare per risolvere il problema. Inoltre – conclude – è necessario arrivare ad una cartella clinica elettronica, condivisa tra ospedale e territorio, che permetta un gestione integrata delle necessità del paziente. Andrebbero infine potenziati gli organici delle strutture territoriali e previsto un referente medico per i malati”

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