Sorgente di Foce di Montemonaco: si alla deroga dal Parco, ma a tempo

NORCIA – La risposta che l’Ente Parco ha inviato lo scorso 26 marzo alla Regione Marche e, p. c., al CIIP SpA ed altri soggetti che hanno competenze sull’assetto idrogeologico del territorio dei Sibillini, ha il solo scopo di evidenziare come, a fronte della condivisione di assicurare priorità all’uso idropotabile delle risorse idriche derivanti dalla captazione della sorgente di Foce di Montemonaco come indicato dalla Regione stessa in risposta alla crisi idrica aggravatasi anche a seguito degli eventi sismici del 2016, la deroga richiesta sul DMV, ossia sul “minimo deflusso vitale” che permette ad un corso d’acqua di salvaguardare il suo sistema ambientale, possa essere concessa a condizione che vengano adottate delle misure compensative. Quindi nessun atteggiamento preclusivo come paventato da alcuni, ma soltanto la lucida consapevolezza che non siano prorogabili ad libitum interventi volti a contenere le alterazioni degli equilibri biologici derivanti dalla captazione della sorgente di Foce di Montemonaco da cui scaturisce il fiume Aso.

Le misure compensative riguardano in primis l’individuazione, con massima urgenza, di soluzioni alternative per l’approvvigionamento idrico, alla luce non solo della diminuzione della portata della sorgente di Foce conseguente al sisma, ma anche di possibili ulteriori riduzioni dovute a periodi di siccità e ai cambiamenti climatici. Tali soluzioni alternative andranno inserite in un piano da trasmettere al Parco entro il 2019 che contenga un cronoprogramma delle diverse azioni con l’obiettivo di ripristinare il DMV idoneo entro il 2020. Inoltre, si dovrà considerare anche l’impatto delle derivazioni idriche a valle per usi non prioritari quali l’idroelettrico, e qualora queste mettano a rischio gli equilibri biologici del corso d’acqua oggetto di captazione non garantendo un rilascio di portate adeguato al mantenimento del DMV, si dovrà procedere con una immediata sospensione delle derivazioni. Si ricorda infine che l’opera di captazione avviene non solo all’interno del Parco ma soprattutto dentro un’area protetta inserita nella “Rete Natura 2000” (siti d’interesse comunitario) per cui una eventuale deroga potrà essere concessa in “mancanza di soluzioni alternative possibili” e dandone comunicazione al Ministero dell’Ambiente.

La materia è complessa, ma il tema di fondo rimane quello di una adeguata programmazione di interventi volti a migliorare lo stato complessivo di captazione e gestione delle acque per uso potabile. Programmazione che, alla luce della crisi idrica sempre più impellente, risulta non più procrastinabile. Il Parco è pronto a fare la sua parte di concerto con gli altri attori, nel rispetto dei ruoli, delle competenze e delle specifiche responsabilità.