Terni, Stufara interviene sull’ex Printer: “No al polo regionale di incenerimento”

“Stato di avanzamento delle istanze presentate da Aria Srl e Terni Biomassa e quali iniziative la giunta regionale intende intraprendere per impedire l’incenerimento di rifiuti in un’area già gravata da una concentrazione di inquinanti ben maggiore rispetto alla media regionale”. Lo chiede, attraverso una interrogazione, il capogruppo di Rifondazione comunista per la Federazione della sinistra Damiano Stufara che, nel suo atto ispettivo rimarca la “necessità di trasmettere alle autorità giudiziarie competenti gli atti relativi all’iter autorizzativo dell’impianto ex Printer, che rendono oggi possibile la ripresa dell’incenerimento dei rifiuti presso il suddetto impianto”. Oltre a ciò, Stufara chiede chiarimenti “sull’eventuale interesse della Regione Umbria, anche alla luce delle previsioni espresse dal Consiglio regionale in data 25 febbraio 2014 rispetto alla produzione di combustibile solido secondario (CSS), a servirsi dei suddetti impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Umbria” e se “tra i rifiuti per i quali viene chiesta l’autorizzazione all’incenerimento, possano essere ricompresi rifiuti urbani di qualsiasi provenienza, anche extraregionale”.
Nell’atto l’esponente di Rifondazione comunista ricorda che “lo scorso 10 giugno la società Aria Srl, di proprietà della società Acea, ha presentato un’istanza per l’avvio della procedura di Valutazione di impatto ambientale, coordinata alla procedura di Autorizzazione integrata ambientale, per l’integrazione delle tipologie di rifiuti non pericolosi da avviare a recupero energetico presso l’impianto d’incenerimento di sua proprietà, sito in località Maratta Bassa, nel Comune di Terni”.
Stufara evidenzia che “l’istanza presentata per l’integrazione delle tipologie di rifiuti da conferire all’inceneritore di Aria Srl rende manifesta la volontà della proprietà di proseguire le proprie attività, autorizzate ai sensi delle disposizioni vigenti fino al 19 dicembre 2016. In particolare, dall’istanza presentata si evince chiaramente la volontà della proprietà di raccordare le proprie attività con le previsioni del Piano Regionale dei Rifiuti e le ultime indicazioni espresse dalla Regione Umbria in merito al suo aggiornamento, offrendosi pertanto al recepimento dei rifiuti eventualmente trasformati in combustibile. Entrambe le società proprietarie dei suddetti impianti o le società che le controllano – fa sapere – sono parte della gestione del ciclo dei rifiuti in altre regioni italiane, circostanza questa che induce a ritenere le istanze presentate funzionali al possibile accoglimento in Umbria di rifiuti comunque intesi provenienti da altri territori”.
Stufara sottolinea “la pericolosità del quadro che si andrebbe a definire con l’eventuale esito positivo delle suddette istanze e con la conseguente combustione di rifiuti, anche contenenti sostanze pericolose, derivanti non solo da una pluralità di processi produttivi, ma anche di derivazione urbana – spiega – determinerebbe in sostanza la trasformazione di Terni in polo regionale d’incenerimento dei rifiuti, con tutti i rischi che deriverebbero per la salute umana e per la compromissione delle prospettive di risanamento e riqualificazione ambientale della Conca ternana”.
E proprio in riferimento alla Conca, Stufara ricorda come sia già “riconosciuta dal Piano Regionale per la qualità dell’aria quale area in cui permangono le condizioni per il superamento dei limiti di concentrazione di PM10 e NO2, circostanza questa che ha indotto a ricomprendere, nelle misure del Piano, anche ulteriori interventi sulle emissioni legate alle attività produttive, e che dovrebbe oggi indurre ad impedire l’aggravarsi del carico inquinante, aldilà della provenienza regionale o extraregionale delle nuove tipologie di rifiuti oggetto delle istanze sopra menzionate”.
Stufara conclude ricordando “le considerazioni espresse in sede di Valutazione ambientale strategica del Piano per la qualità dell’aria da parte del Comune di Terni, nelle quali si esprimeva l’impegno ad opporsi al rinnovo delle autorizzazioni per impianti, quali gli inceneritori, giudicati estranei alle attività produttive locali, nonché a chiederne la delocalizzazione”.

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