Thyssen Krupp, botta e risposta Liberati (M5S) – Cecchini: “Autorizzazioni scadute”, “Revisione dopo la gara”

TERNI – Lo smaltimento delle scorie della discarica di  Pentima/Valle  (Terni) e il relativo impatto ambientale sono stati gli argomenti dell’interrogazione a risposta immediata, discussa durante la
seduta odierna dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, presentata dai consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5S) e rivolta all’assessore Fernanda Cecchini.

Illustrando l’atto in Aula, Liberati ha chiesto di “spiegare se la Thyssen Krupp ha intenzione di pubblicare l’esito del concorso internazionale bandito per lo smaltimento delle scorie della discarica di  Pentima/Valle e chiarisca perché la Regione non si sia ancora costituita parte civile nei procedimenti giudiziari legati alla condizione ambientale e sanitaria determinato o co-determinato da Thyssen. L’intervento della Regione equivarrebbe a difendere visibilmente e con forza anzitutto i lavoratori, le
loro famiglie e la legge anziché, ideologicamente, una multinazionale che da decenni investe poco e male sulla sostenibilità, come dimostrano inequivocabilmente anche analisi certificate di rango nazionale e
internazionale. Tra i principali  problemi ambientali umbri spicca la discarica industriale ‘colabrodo’ di Terni (Pentima/Valle), che generalmente riceve ogni anno una quantità di rifiuti siderurgici (circa 400mila tonnellate), all’incirca pari a tutti quelli residenziali prodotti nell’Umbria intera. Stando all’Aia 2010 assentita a Thyssen Krupp, entro il 2012 sarebbe scaduto il termine per individuare una soluzione all’annoso problema del recupero delle scorie siderurgiche. Nel frattempo la discarica di Pentima/Valle, autentica bomba chimica già fonte di ampia e accertata contaminazione delle falde sottostanti, continua a riempirsi di rifiuti fortemente pericolosi, il tutto ad appena 1,5 km dalla Cascata delle Marmore.
Il fatto è che siamo in un medioevo improduttivo – ha detto Liberati – con un’azienda fuori dalle regole e in ritardo di 5 anni sullo smaltimento di scorie e metalli pesanti e la politica in tutto questo è afona, per cui chiedo l’intervento della Magistratura, dal momento che tutti i controlli non hanno sortito effetti e la politica è prona a questo sistema, che determina criticità e situazioni drammatiche”.

L’assessore Cecchini ha detto: “le informazioni che ho a disposizione le metto a conoscenza dei consiglieri e dell’Aula, sapendo che in questo caso parliamo di un complesso produttivo molto importante con funzioni e attività diversificate che ha avuto bisogno, nel corso degli anni, non solo di una prima Aia e di un primo procedimento, ma di vedere costantemente anche la revisione di questa autorizzazione in presenza del fatto che negli impianti sopra citati c’è la produzione di acciaio con capacità non superiore a 2,5 tonnellate, impianti di combustione con potenza termica superiore ai 50
megawatt, gli impianti di trattamento di superficie dei metalli mediante processi elettrolitici o chimici con vasche con volume maggiore a 30 metri cubi, impianti per l’eliminazione di rifiuti non pericolosi, impianti per l’eliminazione di rifiuti pericolosi, discariche per rifiuti pericolosi che ricevono più di 10 tonnellate al giorno, attività di trattamenti gestione indipendenti di acque reflue non coperte dalle norme di recepimento delle direttive. Questo per dare conto di quanto sia complessa e variegata la
produzione e quindi anche il sistema autorizzativo e di controlli.  Quello che attiene alla produzione e alla gestione delle scorie è sicuramente uno dei fattori che fin dall’inizio ha determinato più situazioni, che hanno portato ad esempio a specifiche procedure di bonifica per quanto riguarda la Sin Terni Papigno da parte del Ministero, sapendo che lì, da circa 130 anni, venivano conferite le scorie di produzione. In ambito Aia, già nel 2010, nel momento in cui è stata rilasciata la prima autorizzazione, la Regione Umbria aveva previsto specifiche autorizzazioni al recupero della scoria o in alternativa al suo smaltimento in discarica. Il gestore ci ha comunicato di procedere a una gara internazionale per poter far fronte agli adempimenti di quanto previsto anche dalle rispettive autorizzazioni, ci comunica che è
nella fase finale dal momento che si sono tenuti gli incontri con le due società in gara, sia nel mese di maggio che in giugno, e una delle imprese sarà in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni dell’azienda. Naturalmente c’è una specifica Conferenza dei servizi indetta per la revisione della autorizzazione integrata ambientale che è interfaccia costante delle varie attività che vengono svolte e in particolare, per quanto riguarda l’andamento della gara, costantemente gli uffici sono informati: Nel momento in cui sarà completata la gara, la Conferenza dei servizi definirà le prescrizioni e gli obiettivi temporali che saranno oggetto di revisione Aia da parte della Regione Umbria”.

Nella replica conclusiva, Liberati ha ribadito “la straordinarietà e l’urgenza di un intervento di altra natura su un’azienda che non rispetta le regole di base di un consorzio civile. La discarica colabrodo è una vicenda nota da anni e intanto decine di milioni di tonnellate di scorie di metalli pesanti finiscono nelle falde acquifere. O ci arrabbiamo sul serio oppure, se lasciamo andare la corrente, non dovremo stupirci se anche su altri fronti si verificheranno situazioni scabrose. Dato che la politica non riesce a far
rispettare le regole, serve un intervento dell’autorità giudiziaria”.

In Aula c’è stata anche un’informale controreplica dell’assessore Cecchini che, rivolgendosi a Liberati gli ha detto che “il consigliere ha tutti gli strumenti a disposizione se vuole ricorrere alla magistratura, la Giunta lo farà quando avrà in mano gli elementi per farlo”. Si è quindi verificato un momento di tensione con il consigliere pentastellato che ha urlato fuori microfono alcune frasi e la presidente dell’Assemblea, Donatella Porzi, ha sospeso la seduta per qualche minuto

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