Lo sfogo dei genitori di Davide, “Fabbri ha avuto il coraggio di farlo morire nella menzogna”
Sono restati in silenzio per settimane portandosi dietro un dolore straziante, ma anche un sentimento fastidioso dopo aver saputo cosa effettivamente è successo l’ 11 gennaio sul monte Subasio. Ora, a distanza di un mese, i genitori di Davide Piampiano, il ragazzo morto a 24 anni colpito da un colpo di fucile sparato senza intensione dall’amico Piero Fabbri, decidono di parlare, ripercorrendo minuto per minuto la tragedia di quel pomeriggio. “Davide era alto 1,84 e aveva un giaccone ad alta visibilità – ricordano i genitori – e non era certamente ancora buio. E’ stato gravemente ferito ma Fabbri non ha chiamato i soccorsi, anche per guidarli, essendo un profondo conoscitore della zona abitandoci. Ancora non sappiamo se per Davide non ci fosse nulla da fare, ma Piero Fabbri che competenza aveva per stabilirlo a priori ? Sapeva con cognizione di causa quale organo era stato colpito e che ogni tentativo sarebbe risultato inutile ? Se vi fosse stata anche solo una possibilità su un milione che Davide si salvasse, lui doveva fare tutto ciò che era umanamente possibile fare e, anzi, tentare l’impossibile. Non solo non ha chiamato i soccorsi ma, di fronte a Davide ancora cosciente e che implorava il suo aiuto, con un cinismo senza pari, ha iniziato a raccontare al telefono che Davide, ripetiamo ancora cosciente e vicino a lui, si era sparato da solo, ha scaricato il suo fucile e ha iniziato a manomettere la scena del delitto”. Ma c’è di più nella lettera dei genitori di Davide, qualcosa che fino ad oggi non era stato mai raccontato se non piccoli flash. “Altrettanto biasimevole – aggiungono i genitori – il comportamento dei giorni successivi. Dice di non aver detto la verità perché non aveva il coraggio di dire ai genitori che aveva ucciso Davide, ma ha avuto il coraggio, questo sì, di raccontare loro un sacco di bugie, tante storielle ridicole. Tutti i giorni ha fatto visita a casa nostra insieme alla moglie.La mattina successiva ha avuto il coraggio di lamentarsi con la famiglia di Davide, perché, a causa del colpo che Davide si era sparato da solo, “ora era venuto fuori un gran casino” e lui, del tutto innocente e unico soccorritore, si trovava ad essere “il primo indagato”. La ricostruzione dei genitori continua con un particolare che lascia esterrefatti. “Due giorni dopo la morte – spiegano mamma e papà di Davide – il 13 gennaio, si è svolta l’autopsia, fissata per le ore 18,00. Alle ore 20,49, con l’autopsia ancora in corso, è arrivato un messaggio sul cellulare del tenore..”saputo qualcosa ?”. Un comportamento inquisitorio, continuato per giorni, volto solo a scoprire con estrema freddezza e lucidità, del tutto incurante del dolore dei familiari, eventuali sospetti e stato delle indagini”. Infine il desiderio di giustizia. “Non cerchiamo vendetta – spiegano i genitori – ma solo giustizia, toccherà ai giudici dare valutazioni sul suo comportamento. Fabbri avrebbe almeno potuto tendergli la mano, rassicurarlo, assisterlo…ha preferito fare o non fare ciò che ha fatto, pensando esclusivamente a sé stesso, avendo il coraggio di farlo morire nella menzogna “Davide si è sparato una botta”.

