IL CAMPO NON E’ LARGO
di Pierluigi Castellani
Il campo non è largo o non è sufficientemente largo. Questa è la immediata e scontata constatazione dopo la riconferma del centrodestra alla guida della regione Marche. Ma visto il successo di Acquaroli sul pur bravo Matteo Ricci ed il distacco di quasi otto punti non ci si può fermare a questa scarna considerazione. C’è che l’alleanza di centrosinistra, l’unione di tutte le opposizioni non basta, ci vuole qualcosa di più, perché parafrasando Totò in questo caso la somma non fa il totale. Ci vuole quella coerente e credibile proposta alternativa di governo invocata già da autorevoli personaggi del centrosinistra come Prodi e Gentiloni. L’insistenza su questioni identitarie come fa la Schlein può motivare i già elettori del centrosinistra, ma non aggredisce quella zona sempre più ampia dell’astensionismo e di chi pur non apprezzando il centrodestra si rifugia nell’elettorato di FI immaginando, che Tajani possa correggere l’aggressività della destra proclamandosi il leader dei moderati. Ma c’è qualcosa di più. La Meloni sta garantendo quanti amano la stabilità e la certezza della continuità dei governi. Occorre prendere atto, che pur con le sue sbavature di continua campagna elettorale è riuscita ad accreditarsi ,soprattutto a livello internazionale, come leader moderata assicurando la continuità delle tradizionali alleanze del nostro paese. Gli elettori purtroppo hanno la memoria corta e non si ricordano della Meloni, che voleva uscire dall’euro, che prometteva l’impossibile blocco navale per fermare l’immigrazione, che progettava l’abolizione delle accise sulla benzina e tante altre cose rimaste nel limbo dei sogni. La Meloni sta facendo tutto il contrario di quanto promesso, eppure la sua edulcorata narrazione sta facendo presa sull’elettorato, che si è tanto ristretto , perché tanti non si fidano più delle parole della politica, che non sa motivare i tanti delusi. Basti pensare quanto sta accadendo con la narrazione meloniana dell’economia. I dati Istat sembrano dare ragione alla premier perché la disoccupazione è diminuita, l’inflazione si è stabilizzata sotto il 2% e la stagnazione della produzione industriale sembra in via di lento superamento. Ma chi guarda non ai semplici numeri ma all’economia reale sa che il numero dei poveri sta salendo, che i salari, già bassi rispetto al resto dell’Europa, hanno perso valore reale rispetto a dieci anni fa e che il carrello della spesa pesa sempre più per le famiglie, mentre non c’è una politica industriale a difesa delle nostre aziende e i dazi di Trump stanno riaccendendo l’inflazione, mentre il governo pedissequamente alleato dell’America di Donald Trump si sta marginalizzando rispetto al resto dell’Ue nonostante la proclamata amicizia della Meloni con la von der Leyen. E’ per questo, che si può dire che nelle Marche non ha vinto Acquaroli ma l’onnipresente Meloni promettendo denaro e risorse alle Marche. Il centrosinistra deve fare un salto di qualità, non basta insistere sui temi identitari come si è fatto nelle Marche sperando di strappare la regione al centrodestra focalizzando gli ultimi giorni di campagna elettorale sulla questione di Gaza, tema certamente importante e qualificante, ma lontano dai problemi concreti dei marchigiani. Bisogna che la Schlein non si faccia dettare la politica dai 5Stelle e da AVS perché occorre allargare l’elettorato di centrosinistra e non basta motivare gli elettori già motivati. Speriamo che la lezione della sconfitta nelle Marche apra un serio dibattito all’interno del centrosinistra e si guardi anche ad altri mondi come ad esempio ai delusi nel nord Italia dalla deriva ultra destra della Lega di Salvini e Vannacci.

