Cominciato a Perugia il processo d’appello per la strage di Rigopiano: familiari delle vittime chiedono giustizia

In un’aula affollata dai parenti delle vittime è cominciato a Perugia il processo d’appello bis per la strage di Rigopiano, l’hotel in Abruzzo travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga sotto la quale morirono 29 persone. I familiari hanno indossato magliette con le immagini dei loro parenti morti. Il processo è stato disposto dalla Cassazione che lo scorso 3 dicembre ha parzialmente accolto l’impianto accusatorio della Procura generale in riforma a quelle che erano state le sentenze di primo e secondo grado. L’appello bis riguarda dieci imputati, in particolare sei funzionari della Regione accusati di disastro colposo. Gli altri quattro imputati, tra cui l’ex sindaco di Farindola, sono accusati di omicidio colposo. I giudici hanno rinviato al 17 novembre il processo quando è in programma la requisitoria del sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi. La Corte valuterà in quell’occasione eventuali istanze delle parti che comunque al momento non sono state presentate. L’udienza di oggi è stata caratterizzata dalla relazione della giudice a latere della Corte d’appello che ha ricostruito i fatti e l’iter giudiziario. “Cerchiamo giustizia. La verità la sappiamo perfettamente tutti” ha detto Gianluca Tanda, coordinatore del Comitato delle vittime di Rigopiano e fratello di Marco, una delle vittime. “In questo perimetro ben delimitato sono mancate tante figure, tra le quali la Regione. Oggi sta qui (spiega accennando verso il palazzo di giustizia – ndr) e siamo contenti” ha aggiunto all’Ansa. “Fin dall’inizio abbiamo puntato sulla Regione – ha detto ancora Tanda – perché era la grande assente in questo processo, abbiamo sempre sostenuto questa tesi. Ci sono voluti anni ma poi finalmente la Cassazione ha disposto questo processo. Secondo noi oggettivamente hanno avuto delle responsabilità”.