Confcommercio, in Umbria 1.515 lavoratori con contratti pirata: soprattutto nel commercio e turismo

In Umbria, secondo Confcommercio, sono 1.515 i lavoratori umbri impiegati con contratti pirata, pari al 2,3% del totale nei settori del terziario, commercio, turismo e pubblici esercizi (oltre 65.000 dipendenti totali). Un fenomeno che si concentra soprattutto in ambiti strategici come il commercio e turismo. Nella graduatoria 2024 delle province meno virtuose, secondo la percentuale i dipendenti con contratti “pirata” sul totale delle attività economiche,  che vede al primo posto Vibo Valentia (26,46%) dove un lavoratore su quattro  ha un contratto “pirata” e all’ultimo posto c’è Treviso con 0,37%, la provincia di Terni si colloca  al 42esimo posto con 2,9% e quella di Perugia al 48esimo con 2,11%. L’Umbria, insomma, fa meglio della media nazionale, che è di 3,51%. “I contratti pirata – sottolinea il presidente della Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – non fanno bene a nessuno: danneggiano i lavoratori, privano le imprese corrette di condizioni eque di mercato e minano la qualità complessiva dell’occupazione. Serve intervenire con urgenza, rafforzando il principio della rappresentatività e promuovendo contratti collettivi di qualità che garantiscono tutele adeguate e welfare integrativo”.