Città di Castello, alla scuola primaria “La Tina” insegnanti e genitori insieme in nome dell’empatia

CITTA’ DI CASTELLO – Tra una risata e una lacrima, i racconti di vita del dottor Stefano Rossi sono entrati nel cuore delle 98 insegnanti che per due intensi pomeriggi hanno preso parte agli incontri di formazione sul tema “Gli studenti oppositivo – provocatori. Dallo scontro all’incontro”, organizzati dalla Direzione Didattica del Secondo Circolo di Città di Castello presso la scuola primaria “La Tina”. L’illustre psicopedagogista ha conquistato anche i numerosi genitori che hanno preso parte alla serata riservata alle famiglie, con la conferenza dal titolo “Figli forti e resilienti – come preparare i figli per le sfide della vita”. Padri e madri sono stati guidati in un percorso di riflessione su come aiutare i figli a comprendere che “nella vita è invincibile, non chi vince sempre, ma chi impara ad affrontare le difficoltà”. In questo contesto, Rossi ha ribadito l’importanza di alimentare in loro il desiderio e di aiutarli a tirar fuori la grinta, non violenta, ma necessaria, per diventare resilienti, suggerendo alcune modalità di relazione: uno sguardo che ama e dice “puoi farcela”; l’esempio, cioè essere per primi testimoni di grinta e determinazione; l’ascolto e il tempo, ovvero dar voce al sentire dei figli sedendosi accanto, abbandonando per un po’ il cellulare; fare meno prediche e aiutare i figli a riflettere con domande di confronto; riaffermare i valori, insegnando che per essere felici è necessario diventare responsabili, e educarli al gusto della lettura, che rende persone libere. La serata si è conclusa con una bella raccomandazione: “che la stella del nostro desiderio non offuschi la stella del desiderio dei nostri figli”. L’incontro con i genitori ha coronato un percorso di formazione rivolto agli insegnanti nel quale il dottor Rossi ha ricordato che gran parte degli alunni portano sulle spalle le macerie dei fallimenti delle loro famiglie e vivono in una realtà priva di certezze, “una società liquida”, come l’ha definita il sociologo Zygmunt Bauman.  Nel confronto è stato ribadito il concetto fondamentale che quella del docente è una professione che non può essere fuori dal tempo e dal contesto di vita dei bambini loro affidati. Ciò, come ha puntualizzato Rossi, significa che oggi, più che mai, insegnare non è un lavoro per tutti, ma solo per chi sa riconoscere e amare anche le ferite degli studenti difficili. Per lo psicopedagogista solo la strada dell’ascolto, dell’empatia e dell’amore, che rifiuta la voragine della paura e dell’odio, consente di creare ponti con ogni alterità. La vera rivoluzione pedagogica, ha spiegato Rossi, non è negli strumenti, ma nel cuore.