Perugia, traffico di droga, arrestato il numero due dell’organizzazione di nigeriani

PERUGIA – Ieri pomeriggio la polizia ha inferto un ulteriore colpo al fenomeno del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, arrestando uno degli esponenti di maggior rilievo dell’organizzazione criminale nigeriana oggetto dell’operazione “Turnover”, eseguita all’alba dello scorso 21 maggio in diverse città italiane.
L’indagine, condotta dal settembre 2012 al settembre 2013 dagli uomini della Sezione “Criminalità organizzata” diretti da Marco Chiacchiera e sotto il coordinamento operativo di Corona e Bigini, ha ad oggetto un pericoloso ed articolato sodalizio criminale composto da soggetti nigeriani dediti all’immissione, sul territorio nazionale, di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti  tra cui cocaina ed eroina.
La droga, una volta immessa sul territorio nazionale, veniva gestita dai diversi referenti locali, anch’essi rigorosamente nigeriani ed appartenenti alla medesima “rete”, i quali, ciascuno nella provincia o zona di competenza, provvedevano a rivenderla, come dei veri e propri grossisti, a chi ne gestiva lo spaccio a livello locale.
Nel corso dell’attività investigativa, gli uomini della Squadra Mobile, coadiuvati dal personale della polizia di frontiera, avevano tratto in arresto in flagranza di reato una decina di corrieri sorpresi con circa 10 chili di sostanza stupefacente, e all’esito dell’operazione, a fine maggio, il gip di Perugia Brutti, su richiesta del pm Comodi, aveva emesso ben  37 misure cautelari a carico dei membri del gruppo, ormai quasi tutti già assicurati alla giustizia.
Tra i soggetti non ancora catturati e dei quali gli uomini della “Criminalità organizzata” non hanno mai interrotto le ricerche, c’era anche Chukwubuikem Israel Otuegbe, nigeriano del 1978, nel gruppo criminale noto come “Coach”, numero due dell’intero sodalizio e boss del traffico su Torino e zone circostanti (stando alla nota diffusa dalla questura), responsabile dell’area piemontese per lo smistamento della droga in arrivo dall’estero.
La presenza di “Coach” nel sodalizio, ma soprattutto la sua posizione di vertice, nonché il suo spessore criminale, erano emersi fin dall’avvio dell’indagini. Ma con grande tempestività in occasione delle esecuzioni delle ordinanze, era riuscito a far perdere ogni traccia di sé.
Tuttavia, gli uomini di Chiacchiera non si sono persi d’animo provvedendo così a piazzare delle vere e proprie “trappole” per adescare i ricercati, grazie anche alla più ampia sinergia e collaborazione con gli altri uffici investigativi e di frontiera della polizia, in questo caso l’Ufficio immigrazione e la squadra mobile di Torino, che hanno reso possibile la cattura. Nel caso specifico, gli investigatori di Perugia, facendo leva sulla posizione di “regolarità” sul territorio nazionale del nigeriano in questione, hanno pensato di giocare, fin da subito, la carta “amministrativa”: cioè, oltre ad aver avviato tutti i canali di ricerca internazionale, per non lasciare intentata neanche una possibilità su Torino, luogo dal quale evidentemente il ricercato non si era mai allontanato, hanno allertato il locale ufficio immigrazione: prima o poi, “Coach”, per rimanere in Italia e probabilmente per continuare a svolgere la sua attività “commerciale” di droga, si sarebbe rivolto a quell’ufficio, per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno di cui già disponeva.
E lì è scattata la “trappola”: al posto del “tagliando” per il rinnovo del soggiorno, gli è stato recapitato un bel paio di manette e un viaggio di sola andata presso la casa circondariale di Torino.

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