Affondo dei sindacati sulla convenzione sanità Regione-Università, rischio “ingerenza” del Rettore. Tesei accondiscendente, sbilanciamento pericoloso

L’unico organo di informazione a sollevare dubbi e perplessità sull’accordo tra Regione e Università in materia sanitaria è stato “Umbria Domani”, con un articolo che si intitolava “Oliviero fa il pieno”(20 aprile 2022). Non ci voleva molto per capire che la firma della nuova convenzione – dopo due anni di annunci e rinvii – rappresentava una vera e propria mortificazione per la stragrande maggioranza degli operatori sanitari delle due Aziende ospedaliere. Un accordo che sostanzialmente mette nelle mani dell’Università – che negli anni non ha certamente brillato per le scelte fatte – le principali decisioni sulla sanità umbra. In molti – anche all’interno del centrodestra – non compresero l’atteggiamento remissivo della presidente della Regione Donatella Tesei , fin troppo accondiscendente con il Magnifico. Ora dopo quasi due mesi arrivano le prime serie proteste, anzi delle bordate senza precedenti. Probabilmente conseguenza di un malessere crescente tra medici e personale delle Aziende Ospedaliere di Perugia e Terni. Ma non solo: l’Università si avvia a mettere le mani anche sul territorio attraverso la parola magica ” integrazione”.  Il Rettore avrà, inoltre, un ruolo pesante (senza precedenti) sulle nomine, sulla valutazione dei direttori, sull’organo di indirizzo, sui Dipartimenti e sull’organizzazione complessiva. Insomma, uno sbilanciamento tutto a favore dell’Università. Ora però si sono svegliati anche i sindacati che parlano di un presenza eccessiva del Rettore tanto da considerarla ” un rischio di ingerenza”. Per i sindacati  si tratta di un accordo “spropositato” per il ruolo che il Rettore “assume in tutti i Tavoli”. L’intersindacale sottolinea che con la convenzione sottoscritta il Magnifico è “protagonista nella nomina dei direttori generali, nella stesura dell’atto aziendale e della sua approvazione, nella nomina dei responsabili di dipartimento ad attività integrata, nella nomina dei direttori di struttura complessa, nella istituzione dei dipartimenti ad attività assistenziale. Una ingerenza ritenuta “eccessiva”, per di più in una situazione in cui il Rettore ” non risponde delle proprie scelte , in quanto a differenza degli organi decisionali della Regione, non  eletto democraticamente dai cittadini”. Poi arriva la stoccata finale: manca “quella terzietà ed imparzialità che la Costituzione impone alla pubblica amministrazione, essendo presenti e purtroppo molto intrecciati tra loro, aspetti di interesse pubblico con quelli di interesse individuale”.  Concludono i sindacati: ” l’Università avrebbe dovuto separare almeno il livello politico da quello più squisitamente tecnico, riservando al livello politico (il Rettore) i rapporti con la Regione e al livello tecnico quelli con il direttore generale. La Regione così facendo rischia di perdere molta di quella sovranità che la popolazione umbra, le ha conferito con procedure democratiche, mentre mantiene la titolarità nella copertura  di eventuali disavanzi di bilancio, dovendo però dividere eventuali utili con l’Università”.