Pronto soccorso pediatrico a Perugia e Terni, botta e risposta in Consiglio regionale: la giunta non conferma le previsioni di Squarta

Ad oggi l’Umbria è una delle poche regioni ad essere sprovviste di un Pronto soccorso pediatrico con accesso e presa in carico separati rispetto al Pronto soccorso generico. Un problema antico, più volte posto all’attenzione dell’Azienda ospedaliera e dei vertici della sanità regionale. Il problema però è rimasto irrisolto. Per un bambino essere catapultato nel mondo eterogeneo del Pronto soccorso può sicuramente rappresentare un trauma. Per questo è stato concepito, la dove realizzato, come un luogo dove il bambino effettua subito il triage senza attendere il suo turno e viene  preso in carico da una équipe e da un ambiente adeguato alla sua età. E’, inoltre, utile anche per evitare ricoveri impropri che nell’ambito pediatrico sono spesso motivati dalla necessità di dare una risposta immediata all’ansia del genitore che di fronte al malessere o all’incidente del figlio cerca la soluzione più sicura. Per realizzare un Pronto soccorso in grado di garantire l’accoglienza e i controlli clinici adeguati occorre però una équipe composta da 1 medico pediatra 24 ore su 24, dei medici specializzandi in pediatria, un coordinatore infermieristico, due infermieri per ogni turno, almeno tre operatori addetti all’assistenza per il trasporto dei bambini nelle sedi diagnostiche o nei reparti per consulenze specialistiche. E qui arrivano i problemi in quanto anche in Umbria si registra una forte carenza di pediatri con molti professionisti che presto andranno in pensione e non si riuscirà a garantire un ricambio. Questa mattina è stato il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd) a tornare sull’argomento durante la seduta dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. “Quando si ha un problema di salute con i figli o quanto i sintomi del bambino sono gravi – ha detto Bori –  i genitori non hanno  la possibilità di accedere direttamente al reparto di pediatria ma devono prima recarsi al Pronto soccorso generale, sostando nella sala d’attesa spesso senza un’accoglienza adeguata ai minori, soprattutto se molto piccoli. Questo crea un disagio, sia perché rallenta le tempistiche di intervento degli specialisti pediatri, sia perché i genitori sono costretti a sostare in attesa al Pronto soccorso insieme ai minori, che solo in un secondo momento sono visitati e presi in cura nei reparti loro dedicati”. La giunta regionale, per bocca dell’assessore Michele Fioroni, ha precisato che all’ospedale di Perugia “i piccoli pazienti possono accedere direttamente in pediatria, dove ci sono spazi  per l’accoglienza, il triage, l’assegnazione del codice di priorità e la presa in carico. Se l’accesso avviene direttamente dal Pronto soccorso, c’è un percorso dedicato e, dopo il triage, il paziente viene accompagnato in pediatria, se non vi è la necessità di un trattamento tempestivo”. Rispetto all’ospedale di Terni, la giunta regionale ha spiegato che i pazienti pediatrici hanno un percorso dedicato e vengono sottoposti tempestivamente al triage per assegnare il codice di priorità e definire chiaramente il percorso da attivare”. Non si è fatta attendere la replica dell’esponente Dem Tommaso Bori che ha sconfessato l’assessore regionale sottolineando che la risposta ” non corrisponde alla realtà perché non ci sono accessi separati, l’accesso dei bambini avviene dal Pronto soccorso generale e non ci sono percorsi riservati”. Circa cinque mesi fa, il presidente del Consiglio regionale Marco Squarta (Fdi) aveva garantito che a Perugia si sarebbe fatto il Pronto soccorso pediatrico e che sarebbe stato già individuato un luogo fisico, a fianco del Pronto soccorso generale, destinato esclusivamente all’assistenza dei bambini. A distanza di cinque mesi la giunta regionale non conferma l’ottimismo di Squarta e parla più semplicemente di “accesso diretto alla pediatria” (con il caos che questo comporta per gli operatori sanitari e l’assistenza dei ricoverati) e di “percorso dedicato dopo il triage”. Ma questo è tutt’altra cosa.