Umbria Jazz, arriva il blues con Foster e Guy

di Marcello Migliosi

PERUGIA – Ad Umbria Jazz è stata la grande notte del blues. Sul palco dell’Arena, davanti ad un pubblico che forse neanche gli organizzatori si aspettavano, Ruthie Foster che ha fatto da apripista per l’ottuagenario Buddy Guy. La vocalist songwriter del Texas ha dato prova di quanto sia radicato il suo cuore nelle radici afroamericane della musica e non solo. Blues, gospel e folk, per lei che dalla “canzone di Dio” viene come radici familiari, a 10 anni era già in forza con un coro gospel. Buaddy Guy è un’autentica icona della “musica del diavolo”.

Tra poco, il pluridecorato George “Buddy” Guy compirà 80 anni, il 30 luglio per l’esattezza. Non li sente, credeteci. Sul palco è un’autentica valanga. Comincia appena salito e travolge il Santa Giuliana con un fiume di note. ha saputo mettere insieme un “chitarrismo” che ha influenzato tutti nel passato e non solo. Da Jimi Hendrix a Keith Richards, da Jeff Beck a Mark Knopfler. Tutti i più grandi, compreso “slow hand”, Eric Clapton, gli devono qualche cosa.

La sua dedizione alla affermazione del blues come patrimonio musicale americano spiegano il suo carisma, che è enorme. E questo Umbria Jazz lo sa, e il tributo è stato altissimo. Questo inossidabile ero della Louisiana, con uno dei suoi album più importanti: Rhythm & Blues ha realizzato un vero e proprio vademecum su come si suona la chitarra elettrica. Riff, soli, slide, wah wah e un’esuberanza fisica sullo strumento che ti aspetteresti da un ventenne e non da uno che ha gli stessi anni di qualche nostro politico. Ha vinto il Grammy Award per il miglior disco di blues del 2015.

Non solo: tra i tanti riconoscimenti collezionati in mezzo secolo di carriera bisogna citare almeno la Presidential National Medal of Arts e l’ iscrizione nel 2005 alla Rock & roll Hall of fame. E, per chiudere, diteci chi non vorrebbe avere un nonno così.

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