DIS…CORSIVO. IMMOBILIARE BERSANI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / “Lo ricordava già D’Alema: è inaccettabile quel calcolo miope e cinico… ho sentito dirlo, eh! Dice: ma per uno che perdiamo di qua, tre ne arrivano di là. È come vender casa per andare in affitto. È come vender casa per andare in. Cerchiamo di capirci su questo”.

L'assemblea del convegno “A sinistra nel Pd” ha accolto con un applauso, calatosi nel bel mezzo tra la prima e la seconda pronuncia della frase stentorea, la metafora con cui Pierluigi Bersani ha cercato di contendere a D'Alema l'affondo contro Renzi.

D'Alema ha colpito di fioretto, Bersani c'è andato giù col gladio. Ognuno col suo stile, ognuno esposto alle critiche dell'opinione pubblica in virtù della tipicità del proprio discorso politico.

Però, il fatto che tutti abbiano ripreso le parole di D'Alema e solo pochi si siano soffermati su quelle di Bersani, un po' mi dispiace. A D'Alema, infatti, tutti sono in grado di rimandare il boomerang della sua storica “arroganza”, mentre per rilanciare la palla alla crassa battuta di Bersani ci vuole l'orecchio ben allenato, diciamo, di un Crozza. Se non palleggia con Bersani un comico come Crozza, chi altri potrà farlo?

Per quanto mi riguarda, vorrei rendere l'onore delle armi a Bersani facendo una breve analisi del suo discorso e notando soprattutto come, in lui, è insopprimibile il desiderio di spezzare la linearità del ragionamento con il cortocircuito dell'aneddoto, la lingua italiana da un certo punto e fino a un certo punto, la parlata dialettale dall'altro e fino al punto dell'applauso.

L'inizio del periodo è solido e maschio: “E' inaccettabile quel calcolo miope e cinico...”. Sembra di sentire un esordio di Togliatti, l'aggettivazione è quella che la sinistra di provincia poteva sentirsi rivolgere dall'eloquio di un leader come Peppone.

Il cortocircuito avviene a causa del coinvolgimento emotivo dell'oratore nel proprio discorso, che, in sé non è cosa da disprezzare, ma che, reiterato, finisce col ritorcersi contro l'emittente della comunicazione.

“Ho sentito dire” e “Dice”: Bersani si abbandona con evidente piacere alla piazza, al contesto, all'ambiente in cui è stato pronunciato quel tale argomento al quale lui non ha avuto il tempo di replicare. E, così, replica adesso, come se fosse ancora in quella situazione, dettata dal ricordo, e non davanti ad un pubblico che vuole sentire il suo ragionamento fino in fondo.

Lui se ne accorge e, compatibilmente con la sua flemma, deve fare presto a godersi il racconto dell'episodio per tornare al ragionamento. Così un nuovo cortocircuito brucia la scena e appare, in bocca a Bersani la metafora fulminante. La gente che dice: “ma per uno che perdiamo di qua, tre ne arrivano di là” a lui suggerisce di stare in un'agenzia immobiliare. E il contesto semantico del mediatore immobiliare lo aiuta: la similitudine del mercato di iscritti con la compravendita degli appartamenti lo aiuta a sufficienza, purché si giochi il tutto sull'ambiguità di essere e non essere padrone della propria casa cioè del proprio partito.

La metafora ha effetto. La pausa calcolata fa spremere l'applauso. La metafora è ripetuta, come in un bis atteso, e il flash bersaniano si chiude, il discorso riprende la sua scorrevolezza tardo-togliattiana.

Che abbiamo sbagliato tutto? E se questo modo rassicurante e bonario di parlare al Partito e al Paese poteva fare breccia sul cuore degli italiani più del consenso che si è guadagnato Renzi col suo modo di parlare come in un raduno di scout? Non lo sapremo mai, ma se in Internet cercate la frase: “Bersani vendere casa e andare in affitto”, dopo i link al discorso dell'ex leader - un paio - al terzo vi imbattete in un rimando vero a un professionista di immobili in affitto, che ha lo stesso cognome del Nostro!

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